Alla Feltrinelli di Perugia “Il cielo d’erba”… per capovolgere la prospettiva

Ha tutta l’aria dell’evento da non perdere l’appuntamento letterario in calendario il 9 febbraio alle 18:00 a Perugia. La libreria Feltrinelli ospita la presentazione de “Il cielo d’erba” opera prima di Gianfranco Vergoni edita da Longanesi. L’autore, infatti, rappresenta per il capoluogo una di quelle eccellenze capaci di tenerne alto il nome e di esportarne l’identità. Gianfranco Vergoni ha intrapreso il cammino dell’arte, frequentando la danza al pari della coreografia, il musical al pari dell’operetta, la regia al pari – oggi – della letteratura, ma non ha mai dimenticato Perugia. In più di trent’anni di teatro – con oltre cinquanta titoli all’attivo – ha tradotto e adattato copioni, vincendo premi importanti, ma pur vivendo a Roma, ha voluto mantenere i contatti con la città. Per la famiglia, ma anche per non spezzare i legami con il luogo che l’ha visto crescere e formarsi, dalla scuola dell’obbligo al liceo “A Mariotti”, frequentato con eccellente profitto, ai corsi del Centro Professionale Danza “Floriana Mariotti” dove ha indossato le prime scarpette. “Il cielo d’erba” costituisce un debutto letterario (già un altro romanzo, comunque, sta per essere dato alle stampe – ndr) ma nella prosa matura, descrittiva senza essere mai troppo dura, delicata, tanto da superare gli stereotipi e la codardia del non detto – che esiste e vive – si radicano gli input di un percorso umano, personale e professionale ricco di incontri ed esperienze. Alla base della storia narrata – della quale parlerà con l’autore ed il pubblico lo psicoterapeuta e psicodrammatista Enrico Santori, mentre Angela Pellicciari curerà la lettura di alcuni brani – la transizione di genere. Più piani si intrecciano – sentimentale, fisico, mentale, sociale, lavorativo – e nessuno di questi riguarda un solo individuo. Accanto all’io narrante, Francesco, c’è Viola, amata e sposata, ed i rispettivi mondi, che, oltre ad intrecciarsi vicendevolmente, incontrano ed attraversano quelli di chi partecipa alle loro vite. Lo snodo della vicenda – fatto salvo l’amore, percepito dalla prima all’ultima pagina – è il corpo. Se in Francesco rimanda alla rappresentazione di se stesso, per Viola è un involucro ingombrante, in cui riesce sempre meno a riconoscersi. Eppure, in quel corpo che deve, può e riuscirà a modificarsi, con tutto il suo carico di strappi ed emozioni, c’è il segreto di un cambiamento di prospettiva che va oltre il fatto, per diventare uno strumento didattico con cui approcciarsi alla vita. Nessuno dei personaggi, alla fine, sarà più come prima, ma l’inevitabilità del cambiamento prelude ad una sorta di ri-nascita.