L’ex fidanzata di Gaucci rischia 9 anni di carcere per la casa di Montecarlo

A Perugia si ricordano ancora i suoi ingressi alla stadio Curi  a braccetto di Luciano Gaucci. Per Lucianone era molto di più che una storia d’amore. I 34 anni di differenza tra i due suscitavano grande curiosità non solo tra i tifosi del grifo ma in tutta Italia.  Sicuramente Elisabetta Tulliani riusciva ad attrarre l’attenzione di tutti con una enorme sovrapposizione mediatica. Poi ci fu la storia  della schedina miliardaria del Superenalotto che rovinò l’amore e occupò gli uffici giudiziari. Una vincita da due miliardi e settecento milioni di lire. Elisabetta, era il 2 maggio 1998, reclamò l’intera vittoria ma Gaucci replicò seccato che quella schedina era stata giocata da lui. “Siccome ero un generoso ed ero perso d’amore le ho regalato la metà. Quindi le ho intestato diverse case quando c’è stato il fallimento del Perugia”, dichiarò Lucianone in una intervista. Fatto sta che attorno alla vincita iniziò una causa civile e la fine di ogni buona relazione. Una storia d’amore finita male che in queste ore torna alla ribalta nel processo legato all’acquisto di una casa a Montecarlo. Storia che vede imputato l’ex presidente della Camera dei Deputati Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani. La Procura ha chiesto una condanna ad otto anni per l’ex leader di Alleanza Nazionale, nove per Elisabetta Tulliani e dieci anni per Giancarlo Tulliani, cognato di Fini, e cinque anni per il padre Sergio. Sono le richieste della Procura di Roma fatte davanti al collegio giudicante. Sono passati 14 anni dall’estate in cui scoppiò la vicenda della villa di Montecarlo. La vicenda si riferisce ai passaggi di proprietà di un immobile nel Principato di Monaco, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni al partito guidato da Fini.  Secondo l’accusa quell’immobile sarebbe stato acquistato dal fratello di Elisabetta, Giancarlo Tulliani, attraverso società off-shore. L’operazione fu effettuato nel 2008 per circa 300 mila euro. Immobile che poi fu venduto sette anni dopo per un milione e 360 mila dollori.