LA SUGGESTIONE DEL CAPO

L’ultimo libro del costituzionalista Michele Ainis “Capocrazia”, uscito di recente per le edizioni La Nave di Teseo, entra con forza nel confronto, non solo politico, suscitato dalla proposta di premierato di Giorgia Meloni. Ainis non nasconde i rischi che questa revisione costituzionale comporta. Infatti scrive che ” a esportare (il sindaco d’Italia) questo sistema su scala nazionale, c’è…il rischio di infliggere un colpo di grazia al parlamento, già da tempo malato terminale”, con la conseguenza che , tra l’altro, il Presidente della Repubblica “perderebbe il potere di designare la personalità più adatta dopo le elezioni, sottoponendola alle assemblee parlamentari. E come verrebbe poi recuperata la sua funzione di garanzia? ” C’è così una chiara smentita all’adagio fatto proprio dalla Meloni che la proposta presentata non toccherebbe le prerogative del Capo dello Stato. Inoltre il passaggio da un sistema parlamentare ad un sistema di premierato dove condurrebbe la fragile democrazia italiana? Non a caso Ainis annota che ” la storia delle istituzioni registra in molti casi il passaggio da un sistema parlamentare a uno di tipo presidenziale, ma non anche il contrario”. In questa annotazione c’è un chiaro avvertimento che una volta scelta la strada del presidenzialismo il paese potrebbe venire risucchiato pericolosamente verso la china di quella che l’autore chiama ” capocrazia”, e condurre il paese verso la suggestione dell’autoritarismo. Si può non essere d’accordo con questa tesi, magari tacciandola di allarmismo, ma è indubitabile che nel paese, ed anche in parte dell’Europa, la istituzionalizzazione del “capo” si è fatta sempre più frequente nella storia dei partiti. Rileva Ainis che ” dalla metà degli anni novanta i partiti politici italiani si sono trasformati in liste personali, e il partito personale è a sua volta presidenziale per vocazione, per missione”. Questo riguarda tutti i partiti, di destra e di sinistra ,tanto è vero che negli statuti delle varie forze politiche italiane il ruolo del capo è grandemente rafforzato: il capo dà la linea, sceglie i dirigenti, fa le liste dei candidati al parlamento. Riguarda tutti, ha origine lontane anche nella sinistra. L’autore ricorda che nel 1977 Giuliano Amato su Mondoperaio propose l’elezione diretta del capo del governo, e che con la elezione dei sindaci e dei presidenti delle regioni si è avuto il vero inizio del presidenzialismo nel nostro paese. Ainis quindi con un’indagine molto puntuale ed accurata mette in evidenza come la Costituzione italiana sia stata già mutata nella prassi storica della vita  concreta della politica dando origine nei fatti ad una nuova costituzione, quella a cui si è dato il nome di “costituzione materiale”. Per questo  , aggiunge Ainis,  ” il vero argomento che sostiene la riforma è proprio questo: l’esigenza di riallineare la Costituzione scritta a quella “materiale”, al modo in cui viene applicata”. La lettura di questo ultimo lavoro di Ainis è molto utile, induce anche a riflettere sul come la democrazia italiana possa essere in pericolo. Ci si può fermare su questa strada o siamo oramai inevitabilmente condotti nel cono d’ombra di quella che ora viene chiamata democrazia illiberale?

Il libraio

Michele Ainis, ” Capocrazia”, La Nave di Teseo, Milano, 2024, pp. 204 Euro !6,00