Sanità il dramma di una realtà: il fallimento politico della giunta Tesei. Perché l’Umbria danza sull’orlo del baratro

Per ammissione unanime la sanità umbra versa in una situazione di forte criticità. Non bastano operazioni di maquillage organizzativo che, senza risorse e personale, aumentano soltanto i carichi di lavoro dei professionisti e favoriscono l’esternalizzazione delle prestazioni. Carenze gravissime sulle quali c’è un giudizio negativo, sostanzialmente unanime, dell’opinione pubblica. La Tesei però continua a raccontare una realtà che non esiste, a dipingere una sanità pubblica efficiente e a fornire numeri esaltanti. Una narrazione che non si concilia con la realtà vera con la quale ogni giorno hanno a che fare gli umbri. La sensazione è che la governatrice dell’Umbria non ama mostrare alla comunità umbra le condizioni effettive in cui versa la sanità. Una specie di via umbra all’immobilismo. La realtà però è diversa: siamo sull’orlo del baratro in fondo al quale c’è solo la sanità privata, quella che – in aggiunta alle tasse già pagate – curerà i pazienti con la carta di credito. Il fallimento della giunta Tesei però è ancora più grave sul piano politico e viene certificato da almeno tre circostanze. La prima è di pochi giorni fa (8 ottobre) e riguarda l’approvazione della cosiddetta legge “Omnibus”. La seconda attiene al silenzio della governatrice umbra sugli investimenti in sanità previsti nella legge di bilancio appena approvata dal governo. La terza si riscontra nella quiete della Tesei sul testo del Ddl sull’autonomia differenziata voluto con foga dal suo partito (Lega). Tre circostanze che porteranno in fondo al baratro la sanità dell’Umbria. Andiamo per ordine. Era novembre di tre anni fa quando la giunta regionale ha preadottato il Piano sanitario 2021-2025. “Un Piano sanitario che arriva dopo dieci anni, ora è in mano al Consiglio regionale”, commentò l’assessore alla Sanità Luca Coletto. Ebbene, la legislatura è terminata e il Piano sanitario non è stato approvato. Come se l’è cavata la Tesei e la sua maggioranza di centrodestra ? Approvando con la cosiddetta legge Omnibus alcune modifiche alla legge regionale 11 del 2015, testo unico in materia di Sanità e Servizi sociali. Nella legge Omnibus appena approvata c’è di tutto: norme per la tutela e lo sviluppo del patrimonio ittico, la salvaguardia degli ecosistemi acquatici, modifiche in materia di agricoltura e altro. In mezzo a tutto questo ci sono alcuni articoli sulla sanità dove si parla di appropriatezza delle prestazioni di ricovero e di ospedali. Se si prende un dizionario qualsiasi il significato della parola “Omnibus” è il seguente: “Carrozzone a cavalli con molti posti”.  La seconda circostanza è relativa agli investimenti in sanità previsti dalla nuova legge di bilancio. La premier Meloni parla di investimenti “record” mentre sugli stanziamenti circolano cifre completamente diverse. Siamo alle solite. Per la sanità la legge di bilancio è l’ennesima presa per i fondelli, con i fondi che  scompaiono e riappaiono un anno dopo. Sta di fatto che, a quanto pare, per il 2025 i fondi aggiuntivi per un settore con l’acqua alla gola saranno appena 880 milioni di euro. Non bastano nemmeno a  a coprire i rincari dell’inflazione. Quindi le risorse diminuiscono. “Se dovesse essere confermato che per il 2025 le risorse destinate alla Sanità sono solo 880 milioni e i restanti 3 miliardi a valere sul 2026, saremmo di fronte ad una scandalosa mistificazione”, ha detto Pierino Di Silverio, segretario del maggior sindacato dei medici ospedalieri. Da palazzo Donini, però, non è arrivata alcuna protesta malgrado le contestazioni che giungono dagli operatori della sanità pubblica. Sull’argomento la Tesei tace, almeno per ora. Nell’ultimo mese la Tesei ha citato più volte la Fondazione Gimbe,  che ha lo scopo di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività di ricerca, formazione e informazione, al fine di migliorare la saluta delle persone e di contribuire alla sostenibilità del servizio sanitario nazionale. Con la legge sull’autonomia differenziata, scrive la Fondazione Gimbe, in sanità “da un lato amplificherà le inaccettabili diseguaglianze regionali, dall’altro rischia di sovraccaricare i servizi sanitari con un aumento dei tempi di attesa e peggioramento della qualità dell’assistenza sanitaria”. Con l’autonomia differenziata, voluta dalla Lega, si “viola il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute” e assesterà il colpo di grazia al Servizio sanitario dell’Umbria. Anche su questo la giunta Tesei si sta caratterizzando per un tombale silenzio politico. Tre grandi questioni che rischiano di portare l’Umbria in fondo al baratro. Ai pazienti non resta che mettere mano alla carte di credito.