Ceramiche NOI compie 5 anni e cambia “casa”
“ Per NOI è un sogno. Se riguardo indietro e penso al giorno quando mi comunicarono che avrei dovuto dire a tutti i dipendenti che l’azienda avrebbe delocalizzato in Armenia, mi viene da piangere. Adesso vedere quello che siamo riusciti a fare con le nostre forze è motivo d’orgoglio moltiplicato per 24. La nostra grande famiglia adesso ha un luogo tutto nostro dove poter poggiare le basi per il futuro. Il NOSTRO futuro dorato”. Queste le parole del Presidente Marco Brozzi di Ceramiche noi sulle note della canzone di Vasco “Siamo NOI” durante l’evento che ha raccolto tutte le persone che sono state vicine anche nei momenti difficili alla cooperativa workers buyout Ceramiche Noi, impresa di ceramica luxury Made in Italy, che ha celebrato il quinto anniversario dalla sua fondazione con l’evento “5 anni di NOI”, occasione speciale che sancisce anche l’inaugurazione della nuova sede con i nuovi macchinari sostenibili e all’avanguardia, a Città di Castello.
Fondata nel 2019 da dodici lavoratori, l’azienda ha avuto una rinascita dopo che l’ex proprietà decise di trasferire la produzione all’estero. Di fronte alla chiusura, i dipendenti hanno rilevato l’attività investendo TFR, Naspi e col sostegno finanziario dei fondi della cooperazione Coopfond e Cfi, hanno acquisito i macchinari e riavviato la produzione. Questa rinascita non solo ha salvato i posti di lavoro, ma ha creato un’impresa di riferimento nell’industria della ceramica artigianale di lusso, che esporta i suoi prodotti in tutto il mondo.
“Siamo orgogliosi di loro, – afferma Danilo Valenti, Presidente di Legacoop Umbria – ma siamo anche consapevoli che questo strumento cooperativo (il WBO) possa aiutare tutti quei lavoratori consapevoli del proprio know-how e che magari per scelte scellerate o difficoltà di passaggio generazionale non riescono ad andare avanti. Ceramiche NOI deve rimanere un faro, perché questo traguardo raggiunto dopo un primo momento di buio, che poi è diventato chiaroscuro, per lasciare spazio ad una luminosità accecante, dimostra che la forma cooperativa, con il suo modello di proprietà condivisa non scalabile e la partecipazione democratica, è tra le più virtuose nel panorama imprenditoriale attuale. La crescita di Ceramiche NOI è stata esponenziale, l’impresa ha generato effetti benefici sul territorio e migliorato la qualità sociale ed economica dei propri lavoratori.”
L’evento, presentato dal giornalista Paolo Conti del Corriere della Sera, ha previsto un momento di dialogo su temi centrali per l’industria italiana, come “Cultura, Arte e Innovazione quali motori di rilancio e internazionalizzazione dell’impresa manifatturiera italiana”, con ospiti di spicco tra cui il Prof. Bruno Corà, Presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione BURRI, e la Dott.ssa Francesca Stigliano, esperta in Export e Finanza agevolata di SIMEST. Sono intervenuti anche il Prof. Luca Silla, coordinatore dell’UMBRIA REO e professore della LUISS Business School; il Prof. Matteo Caroli, Associate Dean per la sostenibilità e internazionalizzazione alla LUISS; e il Prof. Ciro Romano, Rettore dell’Università Popolare Cattolica “Montemurro – D’ippolito”. Il programma ha incluso inoltre i contributi di Francesca Montalti, Responsabile settore industriale di Legacoop Produzione e Servizi, Simone Gamberini, Presidente di Legacoop Nazionale e Matteo Ragnacci Legacoop Produzione e Servizi Umbria che hanno raccontato il valore della cooperazione come modello di successo.
Toccante è stata la testimonianza del Responsabile Marketing Lorenzo Giornelli: “Nel primo periodo siamo stati derisi e in parte umiliati. Il nostro slogan, che ci siamo tatuati perché credevamo con tutti NOI stessi in questo progetto, – Tutti per uno, un sogno per tutti – provocava ilarità intorno. Dove vogliono andare questi? Che pensano di fare? Fra due mesi saranno chiusi. Sono passati cinque anni. E siamo qui, tutti insieme. Il cinque è un simbolo antico, è il numero romano che rappresenta l’apertura di una mano, quella mano che unita a tutti noi, tutte le nostre mani assieme hanno creato questo sogno. Oggi abbiamo la nostra nuova “casetta” e da qui ripartiamo più forti”.
L’azienda nel corso degli anni ha superato varie crisi: prima la pandemia a soli 6 mesi dall’apertura e poi quella energetica che è stata la più dura. Ma l’orgoglio umbro, tifernate, ha permesso di rimboccarsi le maniche e la cooperativa è stata citata anche dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, nel suo Discorso sullo stato dell’Unione, come simbolo di resilienza per aver cambiato gli orari di lavoro pur di risparmiare sull’energia. Tripla vittoria.
“Ceramiche noi in questi anni – ha precisato Matteo Ragnacci Presidente di Legacoop Produzione e Servizi Umbria – ha dimostrato carattere, coraggio e visione futura. Questo chiediamo alle nostre imprese cooperative, ai nostri cooperatori: cercare di guardare al futuro trovando gli strumenti migliori per affrontarlo. Vogliamo preservare il lavoro, le competenze di territorio, la manualità. Siamo convinti che lo strumento dei workers buyout, quello che permette ai dipendenti di “riprendersi” un’azienda in crisi, attraverso la legge Marcora sia una delle soluzioni di uscita da qualsiasi tipo di crisi aziendale”.
Dopo varie riunioni e discussioni, che poi è il valore aggiunto del sistema cooperativo, il decidere insieme, sono arrivati alla decisione unanime di farsi una casa. Una nuova “casetta”, come la chiamano loro, con un nuovo forno, che è poi il cuore dell’industria della Ceramica, più performante, più largo, più bello, perché anche l’occhio vuole la sua parte, soprattutto in questo settore, ma anche economicamente più vantaggioso. Ed ecologico perché per farlo ci si è affidati ad una nuova tecnologia più sostenibile e verde. “La nostra economia – prosegue Giornelli – non deve far respirare solo noi ma tutto il pianeta. Per questo abbiamo deciso di provare qualcosa di sperimentale testando l’idrogeno green che ci permetterà di abbattere le emissioni di CO2 dando linfa economica alla nostra cooperativa in maniera sostenibile. E ciò è stato reso possibile anche grazie a Simest e Banca Etica”.
Per il design esterno ed interno ci si è ispirati invece ad Alberto Burri simbolo della città ma anche simbolo di resilienza e tenacia. Per farlo i due colori simbolo del maestro: il nero che è il punto da dove sono partiti, l’oscurità di perdere il lavoro e di non aver certezza del futuro, e poi l’oro il colore più brillante, il colore che oggi li rappresenta, il colore della rinascita.
“Crediamo in noi stessi, nel nostro lavoro – continua Brozzi – e continueremo ad ispirarci all’arte moderna, contemporanea ma anche a quella medievale per le nostre creazioni. Il nostro esempio deve essere visto come un faro di speranza per tutti coloro che purtroppo incontrano difficoltà simili. Continueremo a far risaltare ed esportare in tutto il mondo ciò che è nel nostro DNA: il gusto del bello e il made in Italy”.
Ceramiche Noi è oggi un modello per il settore manifatturiero: i suoi prodotti esclusivi, come la “Kretto Collection” ispirata ad Alberto Burri, incarnano innovazione e artigianalità. Una storia di resilienza e successo, resa possibile dalla determinazione e dal talento di chi ha saputo trasformare una crisi in un’opportunità di rinascita.
“Noi da tempo – ha affermato Simone Gamberini Presidente di Legacoop – stiamo cercando di promuovere questa scelta anche verso le altre associazioni di impresa. Molto spesso quando un’impresa va in difficoltà si attivano tavoli sindacali, tavoli con il territorio che però non hanno mai lo sbocco imprenditoriale. La possibilità di fare rinascere un’impresa. Oggi in Italia questa possibilità c’è e c’è da tempo. Se tutti insieme riusciamo a far capire che si può ripartire proprio da chi lavora nelle aziende per far rinascere delle imprese forse daremo un nostro piccolo contributo alla del nostro Paese”.
La giornata si è conclusa con il tradizionale taglio del nastro presente il Sindaco di Città di Castello, Luca Secondi che ha sottolineato il valore simbolico di questa giornata. “Tutti loro, la famiglia di Ceramiche Noi – ha detto Secondi – con la storia davvero commovente di resilienza, capacità e determinazione, ora più che mai sono il simbolo di un comparto nello specifico quello della ceramica, ma più in generale dell’Italia che produce e che lavora, fra mille difficoltà ed ostacoli da superare sempre però a testa alta e con orgoglio di rappresentare una eccellenza. Un esempio da seguire anche per il senso di appartenenza che oggi con la colorazione della facciata dell’azienda di nero e oro i colori distintivi del grande maestro Alberto Burri, manifestano nei confronti della comunità tifernate. Dopo cinque anni quel Noi che fa parte del marchio aziendale rappresenta la forza del vostro cammino e proietta al futuro con coraggio i progetti di sviluppo e di lavoro insieme”.
La storia
Agli operai di Ceramisia di Città di Castello era stata comunicata la delocalizzazione in Armenia ad agosto 2019. Dopo i primi attimi di sconforto, messi di fronte alla possibilità di perdere il lavoro hanno deciso di investire nel proprio futuro e nel futuro del territorio. Si sono uniti in cooperativa ed hanno fondato Ceramica NOI, investendo 180 mila euro, acquistando i macchinari utilizzati dalla vecchia proprietà e affittando il capannone. “Tutti per uno un sogno per tutti “ recita lo slogan impresso sulla loro pelle con un tatuaggio che adesso acquista un significato maggiore, diventando il tratto distintivo di chi ce l’ha fatta. Undici artigiani che in pochi mesi sono riusciti a rimettere in moto il business, riconquistando alcuni dei precedenti clienti e conquistandone nuovi sul mercato. Oggi è una realtà in crescita che offre lavoro a 24 dipendenti tra cui 13 soci con un bacino clienti esteso su 4 continenti. Dipendenti che dal baratro della chiusura e della perdita del lavoro hanno trovato la forza di ripartire, grazie al supporto di Legacoop Umbria investendo tutte le loro risorse economiche, ed adesso nuovo capitolo, acquistando dopo 5 anni una nuova “CASA” propria per far continuare il sogno. In Umbria all’interno di Legacoop ci sono 15 esperienze di Workers buyout che occupano quasi 500 persone e con un valore della produzione di 85 milioni di euro.