Ora sia la Marini a interpretare il desiderio di cambiamento
di Gianpiero Bocci – E’ andata bene per il centrosinistra ma è chiaro il segnale politico venuto da queste elezioni. Diciamo la verità: non è stata una grande campagna elettorale, anzi potremmo definirla, senza tema di sbagliare, una delle più stanche degli ultimi anni, con molte contraddizioni. Ma, sia detto, con spirito da osservatore, a cominciare proprio dalla coalizione messa in campo da Claudio Ricci, con la presenza ingombrante della Lega di Salvini. Ricci ha commesso l’errore di puntare tutto su un’alleanza politica, spostata tutta a destra, mentre un anno fa, Romizi riuscì a nascondere il profilo culturale dei suoi alleati più radicali, stringendo accordi con le liste civiche. Puntare tutto sullo scontro populista di Salvini ha spaventato gli elettori moderati umbri.
Catiuscia Marini vince per due ragioni: l’aver dimostrato una buona capacità di governo e fatto emergere l’assenza di una vera e propria alternativa capace di traghettare l’Umbria fuori dalla crisi.
Il Pd ha convinto gli umbri che valeva la pena fidarsi ancora della sua presidente e del nuovo corso renziano. L’Umbria resta così nella responsabilità principale del Partito democratico ma quello che preoccupa a chiunque osservi la situazione anche con distacco, è il sistema politico locale, che per decenni è stato solidissimo, e ora dà evidenti segnali di stanchezza.
Adesso sta alla presidente Marini lavorare per favorire il cambiamento, traducendo le buone intenzioni in progetti concreti.
Nei prossimi cinque anni non basterà più dimostrare di saper tenere i conti in ordine. Due le questioni da affrontare subito: lavoro e riforma della pubblica amministrazione togliendo di mezzo tutto ciò che non serve. Del resto che il sistema politico regionale manifesti elementi di criticità lo documenta il fatto che quasi un umbro su due ha disertato le urne. E questo è un dato su cui riflettere, un serio allarme sulla tenuta della nostra democrazia.
Alla Marini non mancano le capacità e l’intelligenza di intercettare quella domanda di cambiamento che è emersa dal voto di domenica scorsa.
dal Messaggero Umbria del 2 giugno 2015
Analisi condivisibile,bravo Giampiero, la Marini da sola non può essere in.grado di guidare il cambiamento, anche perché fa fatica ad orientare la vista in avanti. È necessario avere la capacità di saper leggere i segni dei tempi, Gubbio è un esempio, è necessaria la volontà di capire per leggere i segni dei tempi, l’essenza della vicenda eugubina che ha eletto prima Pippo Sindaco e poi Peppe alla regione sta proprio nella qualità della proposta politica e anche della prassi della politica, politica che significa solo ed esclusivamente servizio, se ci si intende su questo il dialogo è possibile, altrimenti e tra sordi. Auguri Umbria.