FUSIONE DI COMUNI, LETTERA DEI SINDACI DELL’ORVIETANO
I cinque sindaci dell’Orvietano che chiedono la fusione hanno inviato una lettera ai cittadini in cui spiegano le ragioni della loro volontà. “La vicenda – scrivono – è molto semplice: i sindaci e le amministrazioni di cinque comuni, dopo numerosi e infecondi tentativi per venire a capo di funzioni associate, gestione razionale dei servizi, “minacciosi” obblighi normativi (che terrorizzano uffici composti a volte da una mezza persona), avanzano la proposta di costituzione di un nuovo comune tramite processo di fusione dei Comune di Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto e Parrano. Inoltre, i sindaci chiedono espressamente alla Regione Umbria – l’ente a cui dovranno rivolgersi le delibere consiliari per la richiesta della legge di costituzione del nuovo comune – di rendere vincolante il risultato del referendum. In questo modo, la fusione riguarderà solo quei comuni in cui l’esito delle urne sia favorevole alla proposta. Una richiesta necessaria – scrivono – per dare efficacia effettiva allo strumento di democrazia diretta e per consentire di avviare un vero confronto politico e democratico. Si arriva così, prima della fine di gennaio 2014, all’approvazione delle delibere dei cinque consigli comunali, successivamente inviate alla Regione”.
“Poiché si tratta della prima esperienza umbra di costituzione di un nuovo comune tramite fusione – scrivono ancora i sindaci – si è reso necessario provvedere ad alcune modifiche della normativa esistente. In particolare, la giunta regionale ha deliberato, in data 17 febbraio, un disegno di legge “Ulteriori modificazioni della l.r. 16/02/2010, n. 14” con il quale si propone di eliminare il vincolo temporale che costringe ad indire il referendum consultivo solo in un particolare periodo dell’anno (dal 15 aprile al 30 giugno) e di definire con chiarezza il perimetro di applicabilità dell’art.28, comma 1 della L.R. 14/2010 in maniera tale da consentire lo svolgimento del referendum consultivo pure oltre la data di pubblicazione del decreto di indizione dei comizi elettorali per lo svolgimento di elezioni politiche, nazionali o amministrative”.
I sindaci sollevano il problema dei 30 giorni. La modifica proposta dalla giunta regionale parla di un massimo di 120 giorni e un minino di 30 giorni che possono intercorrere tra la data del decreto del presidente della Regione e il giorno di svolgimento del referendum. Qualcuno argomenta che se di dovesse applicare esattamente il tempo minimo di 30 giorni non ci sarebbe il tempo materiale per affiggere i manifesti entro il termine regolamentare. “Un argomento cavilloso – dicono i sindaci – che serve a paventare un eventuale ricorso contro il provvedimento legislativo regionale”. “I 30 giorni – insistono i sindaci – appare appropriato e sufficiente. Il punto centrale del ragionamento è tuttavia politico. La proposta di costituzione del comune unico dell’Alto orvietano nasce dal basso, cioè nel luogo dove la volontà popolare viene rappresentata attraverso le leggi dello Stato”.
I sindaci insistono nel dire che “non c’è nulla di arrogante, né di tendenzioso in questo percorso. C’è una proposta votata dai Consigli Comunali (e che ha sorpreso, per coraggio e innovazione, la comunità umbra), c’è un iter istituzionale da concludersi con un referendum, c’è un confronto pubblico partecipato con passione e grande interesse. La parola definitiva spetterà ai cittadini. Perché vietare loro di esprimersi?”