Ecco chi e quanti sono, cosa fanno, da dove provengono
TERNI – È una realtà multietnica in crescita e che cerca integrazione quella che emerge dal rapporto statistico presentato questa mattina presso il Centro Congressi della Camera di Commercio di Terni e realizzato dal gruppo di lavoro Sistan (Sistema Statistico Nazionale) istituito in Prefettura.
Gli stranieri non considerano più il territorio come un luogo di passaggio in vista di ulteriori spostamenti ma vi stabiliscono la propria abitazione, lavorano e sono veri e propri fattori produttivi dell’economia locale, soprattutto se si considera l’elevato tasso di invecchiamento che caratterizza la regione.
Al 1° gennaio 2014, l’incidenza della popolazione straniera sul totale di quella residente in provincia è pari al 10,0%, con un incremento rispetto al 2008 di quasi quattro punti percentuali, più sostenuto per le donne che per gli uomini. È elevata la quota di persone in età infantile e di giovani adulti, mentre risulta quasi completamente assente il peso della popolazione anziana. Quasi tre quarti dei residenti (73% del totale) proviene dai Paesi europei, con una prevalenza di cittadini di Paesi dell’Unione europea (43,6%).
La comunità straniera più numerosa è quella rumena, seguita dall’albanese; la prima è concentrata soprattutto nell’Amerino, nei comuni meridionali limitrofi al Reatino e in parte della Valnerina, mentre la seconda è presente in misura maggiore nel Ternano e nell’Alto Orvietano.
La crisi economica ha portato ad una riduzione dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro ed a un aumento dei ricongiungimenti familiari e dei richiedenti asilo. In crescita anche il numero degli aspiranti nuovi cittadini: i tre quarti delle domande di acquisto della cittadinanza italiana sono motivati dalla prolungata residenza sul territorio nazionale (per oltre la metà si tratta di albanesi e rumeni), mentre le istanze di acquisto per matrimonio riguardano maggiormente donne dell’Europa orientale.
La presenza straniera incide complessivamente per l’11,7% sul totale degli studenti iscritti in provincia, con quote più elevate nella scuola dell’infanzia (13,3%) e in quella primaria (12,6%). Il tasso di occupazione della popolazione residente straniera è del 58,5%, pressoché analogo a quello della popolazione complessiva; gli effetti negativi della crisi hanno determinato una flessione del flusso delle assunzioni su tutto il territorio, soprattutto per la componente maschile. I settori in cui tradizionalmente si concentra la presenza di lavoratori stranieri sono il lavoro domestico, l’agricoltura, la sanità e l’assistenza sociale, gli altri servizi alla persona, l’edilizia, l’attività alberghiera e della ristorazione.
Per gli stranieri risultano tassi di incidentalità lievemente superiori a quelli degli italiani, verosimilmente ascrivibili sia al tipo di lavoro svolto, sia alle differenze linguistico-culturali che incidono sulla stessa percezione del rischio. In crescita costante il numero degli imprenditori stranieri che operano in provincia, soprattutto nelle costruzioni (rumeni, moldavi, albanesi, macedoni) e nel commercio (asiatici e africani). La maggiore incidenza si registra nel ternano e in alcuni comuni che gravitano lungo la direttrice autostradale che percorre il confine con il Lazio.
Questo, in estrema sintesi, il quadro della presenza straniera in provincia descritto dalla pubblicazione che vuole essere uno strumento di ausilio nell’interpretazione e nella comprensione di una realtà ormai strutturale, sempre più complessa e diversificata per lingua, cultura, religione, condizioni socio-economiche, offrendo una serie di informazioni oggettive, fornite dai principali uffici locali di statistica, integrate fra loro in una presentazione sintetica e agile per rappresentare efficacemente le linee di evoluzione e di tendenza della situazione ternana.
Il documento – stampato a cura della Regione Umbria e disponibile on line sui siti di tutti gli enti e le amministrazioni che partecipano all’Osservatorio – si propone anche come l’esempio di una significativa collaborazione interistituzionale che, attraverso la “messa a sistema” delle conoscenze e l’attivazione di costanti scambi informativi all’interno di una rete più ampia di soggetti e produttori statistici, aggiunge valore alle singole statistiche di ciascun ente, inserendole in una cornice più organica e completa.
“Le implicazioni delle vicende migratorie investono l’intera comunità locale – ha esordito il prefetto, Gianfelice Bellesini, introducendo i lavori – e solo attraverso una conoscenza accurata e attuale delle stesse è possibile fornire elementi utili sia alle Istituzioni, per supportarne le decisioni e governare in modo documentato una società sempre più multietnica, sia alla collettività nel suo complesso, per favorire i processi di integrazione tra la comunità autoctona e quelle di nuovo insediamento.”
“Gli immigrati sono una risorsa per Terni – ha osservato il sindaco Leopoldo Di Girolamo – rappresentano un apporto lavorativo significativo, lo attestano i dati. Senza la loro presenza alcuni settori economici avrebbero grandi difficoltà. Gli immigrati rappresentano anche un apporto culturale che non va sottovalutato, nell’ottica di una città pienamente inserita nelle dinamiche nazionali ed internazionali. Occorre rafforzare le politiche della convivenza, della integrazione, della tolleranza, del massimo rispetto dei doveri e dei diritti. Un paradigma che deve essere valido e operativo per tutti, sia per gli italiani che per gli immigrati. È in questa direzione che va la Consulta dell’integrazione e l’azione amministrativa che il Comune di Terni sta portando avanti.”
Il presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini, ha rilevato che “il metodo utilizzato per la realizzazione del lavoro rappresenta un esempio di proficua collaborazione tra Istituzioni, che risponde alle esigenze informative di cittadini, imprese ed enti territoriali. La pubblicazione – ha aggiunto – mette in evidenza come l’immigrazione sia una realtà che, in particolare negli ultimi decenni, sta influenzando in modo sempre maggiore gli elementi portanti della nostra società e quindi della nostra economia, come l’occupazione e l’imprenditorialità.”
Nel fare il punto sulle politiche regionali per l’integrazione, Eleonora Bigi ha posto l’accento sui tratti peculiari del modello umbro, che “vuole coniugare diritti e pari opportunità con il rispetto e l’accettazione dei valori fondamentali e universali della democrazia, valorizzando le culture di origine. La qualità della convivenza – ha concluso – dipenderà da come questa sfida è stata affrontata e da come le politiche pubbliche locali dell’immigrazione riusciranno a incidere nel processo di coesione tra vecchi e nuovi cittadini.”