Consiglio regionale, opposizioni: “Molte chiacchiere e pochi fatti”. Ricci: “Parole di arroganza”. Nevi: “Sempre le stesse persone”

Cinque le risoluzioni uscite dalle pause, con quella della maggioranza che “prende atto delle dichiarazioni della presidente Marini e ne riconferma la fiducia”. Il dibattito è iniziato da quella firmata da Claudio Ricci, bocciata dalla maggioranza, on l’ex candidato presidente che ha risposto al Weber della Marini con Gandhi. “Piccolo  è più efficace nella definizione dei sistemi complessi. Anche l’aula definita acquario deve essere riportata in una ottica di una aula che svolge un ruolo. Sono emerse parole di arroganza, spartizione, ricatto. Parole che sottolineano come si sia trattato di un posizionamento di potere. Le parole merito, cambiamento e attenzione al curriculum – ha detto Ricci- hanno fatto parte della risoluzione ma devono fare anche parte della riflessione politica. I direttori dipendono dagli obiettivi che si vogliono raggiungere.  La riflessione sul sistema sanitario deve andare nell’ottica di come determinare il sistema, di come mettere insieme il territorio con i servizi ospedalieri e i livelli e le ASL. Serve nominare subito un assessore alla Sanità e un direttore direttamente in assonanza. Serve determinare questo o ridare la parola ai cittadini.
Questa decima legislatura presenta dei sintomi di instabilità. Se c’è instabilità non si raggiungono gli obiettivi. Sentire Barberini avrebbe aiutato nel dibattito e abbiamo apprezzato il suo comportamento nella coerenza. Gli umbri ci hanno guardato in questi giorni e non abbiamo dato un senso di cambiamento per le persone che si aspettano senso alto del dovere verso i cittadini”.

Per Raffaele Nevi (Fi) si è presenza di in un “momento storico, nel quale va apprezzata la coerenza dell’ex assessore Barberini”. “In Umbria ha sempre comandato la sinistra e noi abbiamo criticato gli esponenti moderati che hanno sacrificato anche il loro pensiero, accontentandosi di poco. Con le ultime regionali una parte di centrosinistra ha preso forza e si è incrinato un patto, quello che noi abbiamo sempre auspicato. La Marini ha tentato di scrostarsi dalla tradizione ma non c’è riuscita. Si parla di innovazione moltissimo ma si fa conservazione. Molte chiacchiere e pochi fatti. Molte parole del documento votato nella direzione Dem sta nei documenti già nel 2011.
Sembra che la Marini vive in un acquario rispetto all’Italia. E’ stato detto che un problema di nomi non può essere un problema politico, ma non è assolutamente vero. Lo stesso Renzi ci dice che politiche nuove si fanno con persone nuove. Poi se vogliamo parlare di vecchi nomi, non è che qui non abbiamo certo Pelè o Maradona, a dirla proprio tutta. E invece ci sono sempre le stesse persone che assicurano un collegamento con i cittadini e con un partito. Barberini si è difeso e ha difeso le sue competenze. Oggi inizia la guerra fredda che avrà una unica vittima: gli umbri. Da una parte il Pci, da una parte la Dc, con la differenza che non c’è più tempo”.

Marco Squarta (Fdi) ha sottolineato una divisione della maggioranza sulle nomine e non sulle linee programmatiche. “Avremmo voluto più chiarezza. Io non credo che un documento di sostegno incondizionato alla Marini porterà ad una quadra. Il giorno dopo continuerete a litigare sulle nomine. È inutile proseguire questa farsa, non è possibile andare avanti così. Se non siete in grado di andare avanti facciamo finire la decima legislatura”.

“La cultura da cui provengo – ha detto Eros Brega (Pd) – è quella che nel ’90 disse a Berlusconi no, sapendo che le elezioni successive le avremmo perse. Le posizioni politiche non sono per vincere o perdere. Dire di no ad una persona lanciata significa avere storia e cultura. Far emergere i confronti e’ utile al dibattito. Noi siamo qui a garantire il buon governo, sia sul tema della sanità sia su altro. In questi mesi potremo garantire con la stessa forza, non avendo mai nascosto gli ostacoli ma facendoli emergere per superarli. Mi sento di continuare a sostenere in maniera leale e corretta il governo con cui siamo stati eletti. La fiducia si conquista però giorno per giorno, con l’assunzione di responsabilità che ci è stata chiesta dagli elettori. Noi saremo attenti e vigili, chiediamo alla Marini però grande confronto sul programma: questa è la strada giusta per stare insieme cinque anni, per cercare di comprenderci e capirci e per stare insieme. L’esaltazione delle tante esperienze e’ la forza del Pd”.

Emanuele Fiorini (Lega) fa la parte del cattivo e dice di “non accettare lezioni dalla Marini. Quello che lei descrive come libro dei sogni e’ un incubo quotidiano”, ha detto parlando di sanità. Per Silvano Rometti (Socialisti): “Con le leggi che eleggono sindaci e presidente le maggioranze si costituiscono al momento del voto. Non posso negare disagio per quello che vediamo in queste settimane: quando la maggioranza assoluta non era del Pd, la maggioranza in aula era molto più stabile. Se continuiamo così non ci sono le premesse per andare avanti. La nostra è stata una crisi che non hanno capito i cittadini, vista con logiche interne alla politica. Ci sono molte cose fatte e problemi ma i miglioramenti potrebbero essere inseriti nel Piano sanitario. Da parte nostra vogliamo sostenere la giunta ma non siamo disponibili a farci trascinare in fibrillazioni continue. Dobbiamo puntare a burocrazie indipendenti. Dietro alla parola innovazione in questi anni si è nascosto tanto di tutto”.
Sergio De Vincenzi (Ricci presidente) ha parlato di “arroganza della maggioranza. Incredibile che si possa aver perso un mese per parlare delle nomine della sanità”. Andrea Liberati (M5S) cita le dichiarazioni di Barberini in conferenza stampa sullo sgarbo messo in atto con le nomine. “Questa mattina c’erano i precari del terremoto – spiega Liberati – ma tutti gli altri lavoratori che non sono stati stabilizzati. Così la maggioranza rinnova i problemi. La presidente ha parlato di questione morale, che c’è nel momento in cui lei non rispetta gli atti che ha firmato come il Codice etico della buona politica”. Siparietto con la Marini quindi che abbandona l’aula quando parla Liberati. Lui lo sottolinea e lei: “Vado al bagno”. Lui ribatte: “Vada, lei che vola alto verso la Cina e che non è mai stata qui”. “L’innovazione non si fa con le stesse persone”, ha continuato richiamando al parere delle università che è stato subordinato alla maggiore condivisione”.

Nella replica Ricci ha chiesto di accompagnare il “quando” alle dichiarazioni di intenti. Oggi siamo di fronte ad una risoluzione in cui si conferma la fiducia. Se a distanza di nove mesi si deve “confermare” la fiducia si è preso una discesa perché le fratture non sono state ricomposte. Si va avanti con un ma, perché non si potrà garantire l’incisività che l’Umbria ci chiede”.

La seconda risoluzione e’ stata quella del Movimento 5 Stelle su Maurizio Dal Maso, che le cronache davano indagato, anche questa bocciata. Terza risoluzione sempre di Andrea Liberati (M5S), incentrata sul finanziamento di Orlandi alla Marini, chiedendo di sospendere l’incarico. Mozione che viene respinta ma incontra l’astensione di Smacchi, Barberini e della Porzi. “È un segnale contro il buon esempio della politica, spesso evocata è mai praticata”. In questo caso Liberati ha incontrato il voto favorevole di Raffaele Nevi (Fi): “Brutto andazzo. Qui in Umbria molti dirigenti vanno nei partiti a fare politica attiva. Il dirigente deve essere lontano dalla politica e non condizionarne alcuna attività. Sapete bene che in campagna elettorale c’era chi chiamava i medici dicendo di andare alla cena elettorale della Marini, perché c’era Orlandi che vi doveva vedere. Queste cose sono cose gravissime quanto che un direttore generale vada alla cena elettorale di un candidato. Ne va della qualità della pubblica amministrazione”. Così Andrea Smacchi (Pd) nell’annunciare l’astensione: “Quando la Marini ci invitava a far riprendere il ruolo della politica, la politica deve fare gestione. Noi non siamo per direttori che si espongono, siamo per quella autonomia di cui parlava la Marini. Quando dico noi, dico che non c’è chi è libero e chi non lo è perché non era d’accordo. Si può uscire da questa situazione con la collaborazione di tutti, sia degli attori protagonisti che non protagonisti. Credo che il compito più importante aspetta al regista che deve coordinare e supplire alle problematiche che si pongono. Qui non si tratta di “Sbaraccare”. Questi nove mesi non mettono in discussione un percorso ma lo rafforzano, guardandoci negli occhi. Senza la lealtà e il ruolo della politica, quel percorso e quel cammino può interrompersi”.

Quindi è stato il turno di Gianfranco Chiacchieroni per la risoluzione di maggioranza: “Siamo di fronte ad una società riformata – ha detto – siamo meno consiglieri e con un collegio unico. Siamo in un processo di riforma che ha visto interessati tutti i comparti. Tutto questo possibile grazie al consiglio regionale e ad una guida accorta offerta dalla presidente Marini. A questo lavoro dobbiamo aggiungere più sussidiarietà e più mercato. Abbiamo bisogno di sicurezze di buon governo, certezza e affidabilità in questa fase di transizione. Su questo la Marini ha ragione e tiene la barra. Barberini ha raccolto una forte istanza di cambiamento e ha cercato di renderla viva in tutte le scelte quotidiane. Il punto di incontro e’ la vita della nostra Regione, con tutte le sue polemiche e le sue articolazioni. In questo processo non abbiamo lasciato a piedi nessuno. Tutte istanze vere. Ognuno deve trovare una sintesi nella fase in cui viviamo. La discussione che stiamo facendo tiene insieme diverse culture e diverse sensibilità ma va oltre. Raccoglie nuove culture aggiornando i diritti del paese. Per questo dico: aiutiamoci reciprocamente. Va esercitato un ruolo con ascolto e solidarietà tra di noi”.

Su questa risoluzione interviene Barberini: “le righe che abbiamo scritto non hanno scritto un problema e anche il voto non risolverà i problemi sollevati. È difficile comprendere le dimissioni ma non è stato un capriccio di un ragazzino. C’è consapevolezza, attenzione e rispetto in quella scelta. Abbiamo dimostrato che quando si hanno delle idee non siamo attaccati alla poltrona. Abbiamo dimostrato che si può andare avanti senza stare al centro dell’attenzione. Non abbiamo detto con chiarezza la difficoltà che è nei fatti. Mi fa specie che il mio segretario minimizzi ancora. Siamo tutti contrari ad una visione autoritaria della politica, c’è solo una buona politica che dobbiamo saper costruire. Dobbiamo riaffermare anche un altro concetto: tutti vogliamo bene all’Umbria, tutti vogliamo dare risposte ai problemi drammatici che ci sono fuori. Quando diciamo che le risposte le dobbiamo trovare qua dentro, è quello che dobbiamo fare. Dobbiamo dire che non siamo più la regione di 20 anni fa perché è cambiato il mondo è non perché non siamo stati capaci. Dobbiamo mettere in campo metodi diversi a quelli di 20 anni fa. All’epoca erano giusti ma il quadro ora è cambiato. È ora di accelerare: sanità meno ospedalocentrica, provare a dire che quello che resta va nella sanità di prossimità. Sfida anche nel processo riorganizzativo delle aziende. Si parla di nuovo regionalismo e probabilmente si farà con le regioni confinanti. Le Marche hanno un’azienda, la Toscana ha tre aziende e una azienda ospedaliera per ogni università con la sua notevole estensione. Pensiamo di raccogliere la sfida del nuovo regionalismo con la sfida del nanismo? Ho posto due questioni: innovazione che significa nuovi metodi e nuove persone. È’ diverso dalla rottamazione, che dava per scontato che chi c’era doveva essere tolto. Se per 25 anni sei incollato nello stesso posto perdi entusiasmo. Questa cosa non possiamo chiederla solo alla politica. Se è valido per noi è valido anche per la tecnica. Abbiamo chiesto un forte lavoro di squadra. Fiducia che va costruita, rafforzata e alimentata nel tempo. La squadra serve per ottenere grandi risultati, e’ servita anche per dare una forza ad un progetto, ottenuto grazie al contributo di tutti.
In questa aula ho sentite troppe accettate. Ho sentito un boscaiolo del Trentino che ha detto “mi hanno mandato li, avevo il fisico ma non lo sapevo fare. Per tanti giorni dava bitte a destra e sinistra ma gli alberi stavano lì fermi”. Noi abbiamo l’interesse a costruire qualcosa di diverso che dia senso a quello che abbiamo detto e che vogliamo fare”.

La Marini sceglie di intervenire sulla risoluzione di maggioranza: “Le nomine rientrano nelle competenze e nella valutazione di opportunità. Urla chi non ha buone argomentazioni. Non a caso, io ho fatto sei campagne elettorali e informazioni che ci sono sono frutto della meticolosità. Sarebbe interessante sapere se tutte le cene siano state messe in trasparenza. Su questo punto parlano gli atti. Le cose pubbliche, sono state rese pubbliche da me. Alle mie cene avranno partecipato centinaia di dipendenti pubblici che comunque hanno diritto di voto.
Ho ascoltato parole importanti ma il momento è stato serio. Ho chiesto il dibattito perché è stato possibile ai consiglieri regionali di esprimersi. Questa è la forza di un soggetto come il pd che negli anni ha avuto la possibilità di allargarsi, cambiare rappresentanza e assumersi la responsabilità del compito istituzionale che ci viene assegnato. Colgo la parte più seria del dibattito: il tema sarà come tradurre la fiducia nel lavoro quotidiano. Venerdì non sono andata a Confcooperative ma sono andata a Roma per la Sgl Carbon. C’è un luogo di proposta che è la giunta, avendo la forza di spingere in avanti, portando avanti le scelte. Non c’è una parte di pd che si erge a innovatori e altri conservatori.
Renzi ha cambiato alcuni vertici ma altri li ha ruotati. Ha ruotato direttori interni ai ministeri. La maggioranza si misura sulla capacità di portare avanti un percorso di governo, di farlo con la capacità di dare risposte ai problemi Dell’Umbria. Percorso che non sarà solo del Defr e il Bilancio. La fiducia dovrà passare anche sulla modalità di lavoro è una piena funzionalità della giunta regionale che vada oltre gli interim”.

Infine la risoluzione di Mancini, poi bocciata. In ultimo tocca a Giacomo Leonelli: “La risoluzione dice cose pleonastiche. La rotazione c’è stata. Condivisibili i principi ma è strumentale marcare una posizione”. “Bisogna essere coerenti, al di là delle sceneggiate – ha detto Andrea Smacchi – e quando si dice che tutti vogliono le elezioni si vuole il contrario. Credo che questa proposta di risoluzione vada in senso contrario ai principi che molti consiglieri hanno voluto sottolineare. La politica si deve far da parte riprendendo la rotazione. Questo è il contrario della politica, che ha fatto una legge. Se andiamo oltre siamo in presenza di condizionamenti. Impegnamoci di più dei controlli, riprendiamo a fare politica. Per Liberati (M5S) l’instabilità permane. “Da capire perché si insiste su Orlandi. Oggi una tigre ferita ha deciso comunque di andare avanti. Offensivo dire che pensiamo di essere in un acquario. Io nell’acquario non ci sono”. Per Rometti: “il cambiamento è una condizione da applicare quotidianamente”.

LA DIRETTA STREAMING DEL CONSIGLIO 

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