Al teatro Lyrick di Assisi arriva la magia di Slava’s Snowshow
Cinque giorni per il prossimo appuntamento in scena al teatro Lyrick di Assisi nell’ambito della stagione “Scopriamo le carte”, promossa dall’associazione culturale ZonaFranca, con direzione artistica di Paolo Cardinali, in collaborazione e con il contributo della Città di Assisi. Appuntamento d’eccezione, al quale raramente capita di assistere in quanto a spirito di condivisione e bellezza di colori ed emozioni, che vedrà salire sul palco dal 6 al 10 marzo arriva sul palco “Slava’s SnowShow”. Uno spettacolo senza tempo, tra i più suggestivi del repertorio di Slava, il clown russo che si ispira, tra gli altri, a Marcel Marceau, Charlie Chaplin e al nostro Totò, per una serata incredibile e inaspettata, che affascina i più piccoli e restituisce ai grandi la meraviglia dell’infanzia.
Orari: mercoledì, giovedì e venerdì alle 20.45, sabato alle 17 e alle 20.45, domenica alle 16 e alle 19.30.
Poetico e universale “ Slava’s Snowshow” continua a incantare milioni di spettatori di tutte le nazionalità, generi ed età come nient’altro al mondo. Un genere a sé stante, uno show che riesce a essere spontaneo e magico come il primo giorno in cui è stato rappresentato.
Il suo geniale ed eccentrico ideatore, il russo Slava, (pluripremiato con l’Olivier e il Time Out Award a Londra, il Drama Desk a New York, lo Stanislavskij a Mosca e il Festival Critics Award a Edimburgo) e considerato “il miglior clown del mondo”, afferma di amare «un teatro che nasce dai sogni e dalle fiabe; un teatro ricco di speranze e sogni, di desideri e di nostalgie, di mancanze e disillusioni. Un teatro che sfugge a qualsiasi definizione, all’interpretazione unica delle sue azioni e da qualsiasi tentativo di limitazione della sua libertà».
Lo “Slava’s Snowshow” è proprio così: libero, lirico, ironico, fantasioso, divertentissimo e tenero, talvolta venato di malinconia. Lo spettacolo raccoglie i numeri più belli e famosi del repertorio di Slava, che per la sua arte si ispira a maestri come Leonid Engibarov, clown triste, o al raffinato Marcel Marceau, o alla delicata comicità di Charlie Chaplin. Il risultato è una serata diventa esperienza incredibile e inattesa, che lascia gli adulti pervasi di spirito bambino, che induce spettatori piccoli e grandi a divertirsi nella neve e a giocare assieme con i giganteschi palloni che invadono il teatro nel gran finale: e mai nessuno, alla fine, ha voglia di tornare a casa.
Lo spettacolo è una sequenza di sorprendenti magie. Una nevicata di carta che infuria su tutta la sala, enormi, leggerissimi e colorati palloni che planano sulla platea, cinque clown che danno gas a una rappresentazione poetica e candida, dispettosa e imprevedibile, gioiosa e atletica, in bilico tra happening e circo. Ma prima di questo coup de theatre, sono molti i sortilegi e le ironie che i clown regalano alla platea, invadendola, talvolta, per fare qualche dispetto esilarante.
Il teatro di Slava è amato perché riesce a tessere un mondo fatto di sogni e di fiabe in cui è impossibile non lasciarsi trasportare. È una delle esperienze teatrali più potenti, innocenti e semplicemente belle a cui tutti possono assistere. “Snowshow” solletica i nostri ricordi d’infanzia e ci fa guardare alla vita con un nuovo stupore, con gli occhi spalancati e la gioia che conoscevamo da bambini.
«Mi piace restare a teatro quando gli spettatori sono andati, ma il luccichio luccicante dei loro sorrisi ancora indugia nell’oscurità della sala. Mi concentro sui respiri, i ritmi, i sospiri di gioia e del dolore che ancora pervadono il teatro. La notte è scesa. Tolgo il mio costume e mi strucco il viso, dico addio al mio universo ora racchiuso dal sipario abbassato del teatro. Il mio personaggio, il mio Asissai, è lì inerme che si fa guardare. Lo congedo, ma non a lungo, solo fino a domani, nell’attesa di rivivere una nuova onda di felicità in questo incredibile, meraviglioso e misterioso mondo che è il teatro. Quanto sono incredibilmente privilegiato nel poter guardare gli occhi felici di migliaia di spettatori ogni notte».