Quattro primari in meno all’ospedale di Città di Castello: Mancini (Lega) “Ripristinare subito i servizi”

“Come è possibile che all’ospedale di Città di Castello non siano più previste le strutture complesse per oculistica, oncologia, pediatria e radioterapia ?” Lo ha chiesto all’assessore regionale alla sanità il consigliere tifernate della Lega Valerio Mancini. Con la delibera 1399/2023, la Giunta regionale ha previsto una riduzione complessiva di venti strutture: da 176 strutture complesse a 156. Prima della decisione della giunta regionale per l’ospedale di Città di Castello erano previste 19 strutture complesse e 15 strutture semplici. Con la delibera del 2023 ne sono state, invece, previste 15. Un taglio, quindi, di ben quattro strutture complesse. “Desta particolare preoccupazione il fatto che non siano più previste strutture complesse per oculistica, oncologia, pediatria e radioterapia”, ha sottolineato Mancini. L’assessore regionale Coletto ha spiegato che le strutture complesse di oculistica e pediatria sono previste all’ospedale di Branca mentre su Città di Castello sono rimaste le unità semplici. “Riguardo ad oncologia – ha proseguito l’assessore – la struttura complessa non era stata prevista nella Dgr del 2023, dato che non risultava presente sia nel monitoraggio ministeriale del 2021, sia nell’indicazione della stessa Azienda sanitaria, in quanto soppressa e inglobata nell’unità complessa di medicina interna con un unico direttore”. Su questo, l’assessore regionale alla sanità si è riservato di “valutare la presenza di presupposti di legge per richiedere al Ministero il ripristino”. Rispetto alla radioterapia, nel 2016 erano state previste tre strutture complesse con sede a Perugia, Terni e Città di Castello. Con la delibera del 2023 ne sono state, invece, previste soltanto due strutture complesse con sede a Perugia e Terni. Anche in questo caso, l’assessore si è detto disponibile a richiedere al Ministero il ripristino avendo già inviato una lettera sulla vicenda. Il consigliere Valerio Mancini ha ricordato che l’ospedale di Città di Castello registra “numeri sufficienti, anche grazie alla mobilità attiva, per mantenere i servizi e le strutture complesse indicate”.