Castiglione del Lago, le associazioni adottano un film: ultimo appuntamento per la rassegna incontriamoci al cinema
CASTIGLIONE DEL LAGO – Si conclude domani sera al Cinema Caporali di Castiglione del Lago la prima serie di “Incontriamoci al Cinema, associazioni castiglionesi in… rassegna” un’iniziativa di Lagodarte, che coinvolge le tante associazioni culturali e di volontariato che operano nel comune lacustre. Una prima serie di quattro appuntamenti in cui le associazioni castiglionesi “adottano” un film per affinità tra le rispettive “mission” e le tematiche proposte dall’opera. Per ogni film è prevista la presenza, oltre ad almeno due associazioni che avranno modo di presentarsi al pubblico, anche di esperti dei temi legati alla pellicola e lo svolgimento di alcune iniziative collegate.
Domani sera 19 aprile alle 21 una serata dedicata alla figura di don Lorenzo Milani con il film “Barbiana 65” di Angelo D’Alessandro, un documentario che propone il recupero integrale del materiale filmato girato dal regista nel dicembre del 1965 a Barbiana, protagonisti don Lorenzo e i suoi allievi. Ospite in sala Antonella Ubaldi, dirigente scolastica umbra profonda conoscitrice della figura di don Milani e autrice del libro “Caro don Lorenzo…” edito da Futura Edizioni. Intervengono le associazioni “Azzurro per l’Ospedale” e “Quelli del ’65”.
Libro e film sono l’occasione per far riemergere con forza l’attualità del messaggio del priore di Barbiana a cinquant’anni dalla morte e ricordare a tutti la sua grande lezione, un’esperienza intellettuale, radicale, utopica e politica, di livello almeno europeo, ben oltre i confini di un piccolo paese, di una nazione e del suo tempo. Il regista D’Alessandro, l’unico a cui Don Milani concesse di effettuare delle riprese della vita nella sua scuola per lasciare un documento ai suoi ragazzi, era salito a Barbiana per un’inchiesta sull’obiezione di coscienza a cui si era aggiunta la voce di don Lorenzo. Il filmato originale dell’epoca mostra alcuni momenti e aspetti fondamentali della Scuola di Barbiana: la scrittura collettiva, la lettura dei giornali, i ragazzi più grandi che insegnano a quelli più piccoli. Ma c’è anche il lavoro manuale svolto dai ragazzi o la loro partecipazione alla Messa, in cui vediamo don Milani sull’altare celebrare ma solo “per finta”, per la macchina da presa, dopo una scelta consapevole e condivisa con il regista. Intorno a queste immagini del 1965 si sviluppa il racconto con le testimonianze di Adele Corradi, l’insegnante che ha vissuto l’esperienza di Barbiana con don Lorenzo, di Beniamino Deidda, ex Procuratore Generale di Firenze che dopo la morte di don Lorenzo ha continuato a insegnare ai ragazzi della scuola di Barbiana, e Don Luigi Ciotti. Scuola, Costituzione e Vangelo sono i tre pilastri su cui si sviluppa il pensiero “milaniano”, che trova il suo culmine nella lettura che don Lorenzo fa davanti alla macchina da presa della sua Lettera ai Giudici, il testo scritto per difendersi dalle accuse di apologia di reato nel processo che lo attende a Roma.
Il filmato restituisce dunque con grande forza la voce e l’immagine di un uomo che oggi più che mai ripropone con forza il tema della coscienza e dell’obbedienza, della giustizia e della solidarietà, della scuola che deve permettere a tutti di diventare sovrani di sé stessi.
Antonella Ubaldi autrice del libro “Caro don Lorenzo…” verrà intervistata da Monica Fanicchi, titolare della libreria Libri Parlanti alla presenza di Maida Pippi, presidente di “Azzurro per l’Ospedale” e di Gabriele Olivo, presidente di “Quelli del 65”. «Don Lorenzo Milani è stato determinante per la mia vita professionale – ha recentemente spiegato Ubaldi – e non mi sarei formata nei valori che io credo possano lasciare una traccia importante nell’animo e nella vita dei ragazzi senza il suo insegnamento, la sua ribellione, il suo sacrificio, che io definirei martirio; la sua caparbia e inflessibile scelta di stare con gli ultimi, i poveri e gli emarginati, per garantire loro il diritto a studiare e accedere ai mezzi della conoscenza, che è potere, da cui la cultura dominante, in mano ai ricchi e privilegiati, li escludeva sistematicamente».