Emma Dessau Goitein, Perugia celebra la sua artista europea
PERUGIA – Dipinti, disegni e incisioni per celebrare il lavoro e la figura di Emma Goitein Dessau, l’artista di origine ebraico-tedesca vissuta a Perugia dagli inizi del Novecento. A cinquant’anni dalla morte, l’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” e il Comune di Perugia, per renderle omaggio hanno voluto realizzare insieme una mostra per presentare una ricca ed eterogenea selezione di opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private (l’Accademia stessa ne conserva dieci). Un’esposizione che rivela l’articolato percorso artistico e biografico dell’autrice, fortemente inserita nella scena internazionale e nelle vicende storiche e culturali del suo tempo, che è stata presentata nella biblioteca storica dell’Accademia, alla presenza del direttore Paolo Belardi, e dell’assessore alla Cultura, Teresa Severini. Un appuntamento, che si realizza grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Perugia e l’associazione Italia Israele di Perugia, e alla collaborazione di istituzioni prestigiose e privati prestatori.
Presenta una selezione di opere che abbraccia un arco cronologico molto ampio: dalla formazione tardo ottocentesca agli ultimi lavori degli anni Quaranta del Novecento. Un percorso espositivo condiviso, per dare voce ad un patrimonio che spesso rischia di restare nell’ombra. “L’Accademia non può limitarsi a svolgere attività di formazione – ha sottolineato Belardi – ma deve concorrere ad animare il dibattito culturale della città. Ed è ancor meglio se, come nello specifico, riesce a farlo valorizzando le opere esposte nel suo straordinario museo”. Con l’occasione della presentazione della mostra, la nipote Gabriella Steindler Moscati ha donato all’Accademia due disegni a carboncino per sottolineare l’importanza della commemorazione dell’illustre parente, che andranno quindi ad arricchire il consistente patrimonio delle opere grafiche conservate in Accademia.
“Con questa mostra – ha evidenziato l’assessore Severini -, prosegue il ciclo sugli artisti che animarono Perugia con la loro arte nel secolo scorso, testimoni di un fervore artistico che la caratterizzò incisivamente. Emma, in accordo con le più aggiornate tendenze artistiche europee, produsse dipinti e incisioni di una intensità struggente, come potrà rilevarsi dalle opere provenienti da rinomate collezioni sia pubbliche che private esposte nelle due sedi espositive. E fu ancora una volta una coppia – il marito Bernardo fu stimata personalità del mondo accademico a Bologna e poi a Perugia – partecipe della vita intellettuale nazionale e internazionale. Significativo che il progetto abbia visto insieme Museo civico di Palazzo della Penna e Accademia di Belle Arti, a sottolineare non solo unità d’intenti ma anche a confermare la collaborazione tra le due Istituzioni per una feconda sinergia”.
Allestita sotto forma di due percorsi, uno al Musa, l’altro al Museo civico di Palazzo della Penna – a cura di Fedora Boco, Maria Luisa Martella, Gabriella Steindler Moscati – presenta una ricca ed eterogenea selezione di opere provenienti da importanti collezioni pubbliche e private (l’Accademia stessa ne conserva dieci), rivela l’articolato percorso artistico e biografico dell’autrice, fortemente inserita nella scena internazionale e nelle vicende storiche e culturali del suo tempo.
La sezione grafica, ospitata presso l’Accademia di Belle Arti comprende disegni, xilografie ed ex libris che attraversano l’intera produzione artistica dell’autrice. Se il disegno è il luogo dell’esercizio accademico inizialmente e dell’espressione più immediata dei sentimenti poi, la xilografia è sicuramente l’arte in cui Emma elabora il mondo religioso e culturale da cui proviene, rappresentando soggetti biblici e affrontando tematiche attuali e sentite come il Sionismo. Proprio quest’arte, appresa duranti gli anni di studio a Monaco, le consente di emergere come unica donna tra gli espositori della prima Mostra internazionale di Levanto nel 1912 e di ricevere numerosi riconoscimenti diventando una dei maggiori esponenti della tecnica. Il percorso espositivo allestito presso il Museo civico di Palazzo della Penna raccoglie invece numerosi pezzi tra dipinti e documenti volti ad approfondire la vicenda artistica e umana dell’autrice. Come nei disegni anche nei dipinti l’elemento autobiografico si fa prorompente e i ritratti e i paesaggi narrano sovente la vita quotidiana dell’artista.
I soggetti prediletti sono i propri cari, amici ma anche persone sconosciute, di cui Emma propone un’indagine psicologica e una descrizione così penetrante da coglierne la vicenda esistenziale e penetrare l’animo dell’osservatore. Una raccolta di opere raccolte in un catalogo bilingue, edito da Fabrizio Fabbri.
Nel pomeriggio si terrà l’inaugurazione, alle 18, nella sede espositiva di Palazzo della Penna.
BIO DELL’ARTISTA
Nata a Karlsruhe nel 1877 da una famiglia ebraica osservante, Emma fin da bambina è cosciente della propria vocazione artistica dimostrando non solo un temperamento sensibile e determinato, ma anche una forte modernità.
Il tema dell’emancipazione femminile risulta infatti ben presente in casa Dessau, dove sia Emma che la sorella Rahel si adoperano per la propria realizzazione personale intraprendendo studi riservati all’epoca all’ambito maschile e interessandosi di politica.
L’educazione tutta al femminile impartita dalla madre (infatti Emma rimane orfana di padre a soli sei anni) che sapeva conciliare il rispetto per la tradizione con la modernità, dunque influenza e condiziona fortemente l’artista che, grazie al sostegno materno intraprende un iter formativo importante e internazionale.
Dopo aver frequentato la scuola femminile d’arte a Karlsruhe infatti Emma studia a Londra, a Monaco e a Bologna, entrando in contatto con le maggiori e ultime tendenze artistiche dell’epoca, come il Liberty e il Simbolismo.
Nel 1901 si trasferisce in Italia, prima a Bologna e poi a Perugia, per amore di Bernardo Dessau, professore di Fisica all’Università, con il quale instaura un rapporto di affetto e stima reciproca, teso a valorizzare la realizzazione professionale e personale di entrambi.
Questa convinzione e volontà sono espressi fin dalla prima lettera che Bernardo scrive all’amata due anni dopo il loro primo incontro: “Ma allora non avremmo potuto pensare alla realizzazione dei nostri desideri e dopo avremmo corso il rischio, presi da sentimenti di reciproca responsabilità di rinunciarci per sempre perdendoci d’animo?”.
Questa unione, consapevolmente scelta a dispetto della tradizione ebraica che prevedeva matrimoni combinati, dunque non ostacola Emma nel suo percorso d’artista. La famiglia anzi, è una delle maggiori fonti d’ispirazione della pittrice che osservando i volti dei propri cari riesce a riprodurne non solo l’immagine ma anche l’anima.