Il Maestro di Figline, che dipinse le vetrate per la basilica di San Francesco ad Assisi e poi il grande Crocifisso nella chiesa di Santa Croce a Firenze, probabilmente lasciò a Gubbio – nella chiesa di San Francesco – uno straordinario polittico, che si può di nuovo ammirare in questa mostra grazie agli odierni proprietari, che ne hanno concesso per la prima volta il prestito. Dai documenti d’archivio e dall’aspetto delle madonne e dei crocifissi appesi uno a fianco all’altro nella mostra, risulta come fossero originari di Gubbio i pittori che si affiancarono a Giunta Pisano, poi lavorarono accanto a Giotto e infine a Pietro Lorenzetti, per rivestire di immagini variopinte il capolavoro che aprì le porte dell’arte moderna nella chiesa eretta sopra la tomba del santo di Assisi. Tornati in patria, quei pittori, che erano stati coinvolti nella nuova lingua di Giotto e di Pietro Lorenzetti per un pubblico di papi e cardinali, si cimentarono con piglio raffinato nello stile e popolare nell’aspetto illustrativo, per farsi intendere anche da un pubblico di fabbri e di maestri di pietra. Si parlò allora a Gubbio la lingua della lauda assieme alla lingua della Commedia. |