Le note delle struggenti “ferite d’amore”di Sarajevo alla Sagra Musicale Umbra
PERUGIA – Passa idealmente per Sarajevo e la gloriosa tradizione della canzone di strada bosniaca – la sevdalinka – la ricca domenica della Sagra Musicale Umbra. Dopo il grande concerto di apertura di venerdì nella Basilica di San Pietro di Perugia, con il St. Jacob’s Chamber Choir e l’Orchestra da Camera di Perugia affidati alla direzione di Gary Graden, la 73^ edizione del Festival prosegue con un altro appuntamento dal respiro altamente internazionale nella splendida chiesa perugina di San Bevignate. Domenica 16 settembre alle 21 Damir Imamović (al tambur, un liuto tradizionale bosniaco) e Ivana Đurić, al violino, proporranno il concerto Sevdalinka. Ferite d’amore nella canzone di Sarajevo. Un viaggio in quel genere musicale che per bellezza e intensità è stato paragonato al blues: “Le radici di questa musica – racconta il musicologo Paolo Scarnecchia, che introdurrà il concerto – si perdono nel passato e fra i temi dei suoi versi cantati con intenso pathos spicca quello dell’amore infelice, causa di sofferenze e lacerazioni e fonte di sofferta ispirazione”.
La terza giornata della Sagra Musicale Umbra sarà aperta dalla Messa Solenne Cantata alle 11.30 nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia: il coro della Cappella Musicale Basilica di San Francesco di Assisi, diretto da Padre G. Magrino OFM, eseguirà la Missa Dona nobis pacem per soli, coro e organo. Nel pomeriggio, alle 17, il Museo San Francesco di Montefalco ospiterà l’anteprima nazionale del recital Suoni Riflessi con l’attrice Maddalena Crippa. “L’esecuzione delle tre Sonate composte da Claude Debussy negli ultimi tre anni di vita – spiega Alberto Batisti, direttore artistico della Sagra Musicale Umbra e della Fondazione Perugia Musica Classica – è intesa come celebrazione del Centenario della morte del musicista che ha aperto le strade al rinnovamento del linguaggio musicale nel Novecento e al tempo stesso come immagine della creatività nel tempo di guerra, dal momento che questi tre gioielli strumentali furono concepiti durante il primo conflitto mondiale, quasi nei termini di una fuga verso la bellezza e l’ideale di un’arte preziosa e perfetta, preservata dagli orrori della storia. Il concerto ambienta le tre partiture nel clima culturale francese del tempo, con testi dello stesso Debussy, di Marcel Proust, Guillaume Apollinaire, Paul Valéry, nei quali si specchiano gli interrogativi degli artisti posti di fronte alla tragedia del conflitto”.