“Teatri in Rete”: “Agamennone” di Ghiannis Ritsos incanta il pubblico di Città della Pieve

E’ stato un altro successo, un’altra performance di grande livello, quella andata in scena ieri, 17 novembre, al Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve dove “Agamennone” di Ghiannis Ritsos ha fatto il pieno di pubblico e di consensi. Progetto e regia di Alessandro Machìa, traduzione di Nicola Crocetti, con Andrea Tidona e Carolina Vecchia. Voice over Alessandra Fallucchi, scene Katia Titolo, costumi Sara Bianchi, luci Giuseppe Filipponio, habitat sonoro Giorgio Bertinelli, assistente alla regia Nicole Mastroianni, foto e grafica Manuela Giusto.

Agamennone è una produzione Zerkalo in collaborazione con il Festival “Appia nel Mito” e fa parte della stagione “Teatri in Rete, secondo atto” di Magazzini Artisti che anche ieri ha regalato al pubblico uno spettacolo di altissimo livello e di grande fascino e coinvolgimento. Finanziato con fondi regionali Por Fesr, “Teatri in Rete” tocca 8 Comuni dell’Umbria (Terni, Spoleto, San Gemini, Calvi dell’Umbria, Città della Pieve, Massa Marta, Otricoli e Montecastello di Vibio) e coinvolge ben 32 artisti, tutti di richiamo nazionale.

“Agamennone” non si ferma a Città della Pieve. Giovedì 28 novembre infatti alle 21,15 lo spettacolo verrà replicato al Teatro Consortium di Massa Martana per un’altra serata all’insegna del grande teatro.

Agamennone – Nella versione di Ritsos, il re di Micene, potente despota omerico a capo della spedizione contro Troia, è un uomo vecchio, giunto finalmente a casa dopo una lunga estenuante guerra e capace di un solo ultimo atto di valore: una confessione della propria versione della storia alla moglie Clitemnestra. Come se Cassandra lo avesse già informato della sua morte imminente, Agamennone ricompone i passi di un cammino durato dieci anni, non per evitare il proprio destino ma per testimoniare le poche reali vittorie che è riuscito a compiere su se stesso, prima fra tutte la lucida visione della propria vanità. Se in Eschilo non si vede mai cosa accade all’interno del palazzo, Ritsos invece ci porta all’interno del palazzo dove Agamennone racconterà la sua storia, quella di un uomo sensibile, fragilissimo, trasformato dalla guerra in cui ha visto e ha fatto tutto, una figura quasi sacralizzata dalla consapevolezza degli errori e dell’insensatezza umana, in grado di accorgersi addirittura delle piccole fatiche di una formica e di rivedervi tragicamente, le proprie.

La regia sceglie una Clitemnestra giovane, la donna della memoria di Agamennone, che lo guarda muta e che per tutto il tempo riempie d’acqua recipienti, bicchieri, “suonando l’acqua” favorendo l’emersione dei ricordi del re, come una Mnemosyne. Allo stesso tempo questa Clitemnestra è anche un’immagine erotica fuori dal tempo che, come fa dire Ritsos al vecchio re, “conserva lo splendore e la gloria della mia giovinezza”.

Ma – come in una linea che taglia trasversalmente il tempo – la giovane moglie si sovrappone alla figlia Ifigenia, sacrificata per ottenere il favore dei venti, così come alla sacerdotessa Cassandra, sua giovane amante e bottino di guerra. La scena – sonorizzata – è la scena della memoria, un interno in un esterno: una tavola di ferro, nuda, cosparsa di bicchieri e brocche, una chaise longue e a terra, tutto intorno, dei recipienti anch’essi pieni d’acqua.