Assemblea generale della Cgil dell’Umbria: necessaria una fase di mobilitazione territoriale e regionale
“Da anni la nostra regione patisce un declino economico e sociale inaccettabile che innesca a sua volta allarmanti fenomeni di spopolamento, soprattutto nelle aree interne.
Chi nega o ha negato questo stato di cose lo fa per evitare di assumersi le responsabilità di quanto è accaduto e sta accadendo”. Lo si legge nel documento politico conclusivo approvato al termine dell’assemblea di organizzazione della Cgil dell’Umbria, che si è svolta nelle giornate di giovedì 13 e venerdì 14 gennaio, presso l’aula magna dell’Università degli Studi di Perugia, con la partecipazione del segretario della Cgil nazionale, Giuseppe Massafra. Nel documento l’assemblea generale “dà mandato” alla segreteria confederale regionale di definire “un percorso, privilegiando l’azione unitaria, che porti all’avvio di una fase di mobilitazione territoriale e regionale che evidenzi e contrasti questo grave stato di cose”. Tra gli elementi di criticità più forti che spingono la Cgil dell’Umbria (98890 iscritti al 31/12/2020, 3mila in più rispetto al 2019, pari all’11,5% dell’intera popolazione regionale) ad avviare una fase di forte mobilitazione c’è la situazione sanitaria: “Le mancate assunzioni, peraltro concordate con il sindacato e mai realizzate – si legge ancora nell’ordine del giorno approvato – hanno messo in ginocchio il sistema sanitario, spingendo una fetta di popolazione (quella che ha le possibilità economiche per permetterselo) verso la sanità privata. Le speculazioni di questi ultimi mesi, in particolare sul costo di tamponi, sono del tutto inaccettabili. Le modalità, ancor prima dei contenuti, con cui si è scritto il nuovo piano sanitario regionale, palesano in modo inequivocabile un metodo politico autarchico e sordo. Modello autoritario che sta caratterizzando la linea di condotta della giunta Tesei”.