POLITICA REGIONALE, TANTE DOMANDE SENZA RISPOSTE
di Anchise
” Ci sarebbe bisogno di una sinistra che non c’è. Il PD non ha la forza nè le idee per costruire un progetto capace di mobilitare settori significativi della società regionale che pure esistono ed esprimono insofferenza ed opposizione”. Così si esprime Renato Covino su Micropolis del 6 agosto scorso dopo una spietata analisi della situazione politica regionale creatasi con l’avvento del centrodestra nella regione. Ma dopo questa considerazione è inevitabile che ci si ponga una domanda :” Chi sarà capace di offrire una risposta alla domanda di alternativa che comunque ne consegue ?” A parere di Covino non può essere il PD perchè negli ultimi venti anni la sinistra ha governato la regione con un continuismo amministrativo senza innovazione e prospettive. Ma anche quando il prof. Covino si inoltra nell’indicare una qualche strada alternativa parla della necessità di dare spazio alle esigenze innovative rappresentato dal mondo associazionistico e rispolvera qualche vecchio concetto dell’antica tradizione operaistica con non meglio precisate “conferenze di produzione” che dovrebbero definire”piattaforme vertenziali” (sic!) per un nuovo assetto produttivo e un nuovo modello di sviluppo. Sembra evidente che laddove fallisce la politica del centrosinistra ,e le ultime elezioni regionali ne sono una clamorosa riprova , c’è anche difficoltà da parte dell’intelligenza di sinistra di offrire credibili risposte alle domande che la politica regionale dell’Umbria di oggi indubbiamente pone. Credo che nel generoso tentativo di dare un proprio contributo nell’impasse attuale del PD umbro, che si approssima al proprio congresso, sfugga ancora una volta la vera natura di partito nuovo che il PD alla sua nascita ha voluta darsi. Il PD , ricordiamolo ancora una volta, è nato come partito plurale dall’incrocio delle migliori culture di governo del secolo passato naturalmente declinate nell’attualità di oggi. Senza un ‘analisi seria delle ragioni che prima hanno portato all’Ulivo e poi al PD non potrà esserci ripartenza per la sinistra dell’Umbria e quindi neppure l’offerta di un progetto alternativo che possa sfidare l’attuale centrodestra a trazione salviniana. Ebbene, l’Umbria ha voluto cambiare e si è affidata alla destra sull’onda populista innescata da Salvini con il suo ” prima gli italiani” ,ora occorre far ragionare gli umbri che è illusoriamente hanno creduto che cambiando sarebbe giunto il meglio insieme al nuovo e preparare un’alternativa per stimulare l’Umbria alla crescita cercando di non lasciare nessuno indietro e quindi anche migliorando quelle opportunità di inclusione sociale che ,in ogni caso, alla regione non sono mai mancate grazie alle politiche della sinistra e del centrosinistra degli ultimi anni. Per fare questo c’è bisogno di una forza che coaguli ed includa, che crei una larga alleanza di forze sociali e politiche che non vogliono arrendersi al verbo populista e sovranista. Questo compito se non verrà assunto da un PD, certamente rinnovato,ma pur sempre una forza politica che ha anche saldi anocoraggi nelle migliori culture del passato,chi mai lo potrà fare? Per questo non sarebbe male che chi milita nel campo progressista dimostri un po’ di rispetto per un partito,che ha certamente subito un rovescio elettorale di notevoli dimensioni,ma che rimane per forza di cose l’unica stampella di salvataggio ancora con qualche solido ancoraggio nel fertile terreno della storia del nostro paese.
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