“Abbiamo ottime notizie per le migliaia di lavoratrici e i lavoratori dell’industria alimentare della nostra regione: stanotte, intorno alle 3.00, abbiamo sottoscritto a Roma l’accordo per il rinnovo del contratto nazionale, che porterà nell’arco di 4 anni ad un totale di oltre 10.000 euro in più nelle loro tasche”. A scriverlo in una nota è Luca Turcheria, segretario generale della Flai Cgil dell’Umbria, che ha partecipato in prima persona, insieme a Simona Marchesi, coordinatrice della Rsu Perugina, al tavolo di trattativa per il contratto nazionale dell’industria alimentare 2023-2027. Un contratto che nella nostra regione interessa realtà industriali molto importanti, come Perugina, Barry Callebaut, Tedesco, Colussi, Sangemini, Eskigel. Giuntini, Mignini, Renzini, etc.
Dopo quattro giorni di trattative non-stop i sindacati, Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, hanno raggiunto un accordo “pienamente soddisfacente”, “in linea con gli obiettivi della piattaforma, soprattutto in materia di salario, welfare e contrasto alla precarietà”. Nel dettaglio, il nuovo accordo prevede per la parte economica un incremento medio di 280 euro mensili, che al termine dei 4 anni sarà pari a 10.236 euro. La prima tranche parte dal 1 dicembre 2023 con un aumento di 75 euro, già nei primi 14 mesi di applicazione contrattuale lavoratrici e lavoratori andranno a recuperare un importo di 170 euro, il 60% dell’aumento totale previsto. Per i casi di mancata contrattazione di secondo livello si aggiungono altri 15 euro mensili a quelli già previsti. Viene inoltre migliorata la dotazione del welfare contrattuale, con un aumento di 4 euro per il fondo integrativo sanitario Fasa a garanzia di maggiori prestazioni. Per il fondo di previdenza complementare Alifond il contributo a carico delle aziende arriva a 1,5% (+0,3%, equivalente a 6 euro); viene inoltre rafforzato il fondo a sostegno del congedo di maternità e paternità.
Importanti i risultati anche sulla riduzione dell’orario di lavoro, sul contrasto alla precarietà, su welfare e parità di genere. Rilevante anche l’implementazione degli strumenti per formazione, apprendistato e sicurezza.
“Abbiamo siglato un contratto che dà risposte alle tre grandi questioni che avevamo posto in piattaforma – spiega Turcheria – Prima di tutto la difesa del salario, dopo mesi di inflazione galoppante che ha colpito duramente lavoratrici e lavoratori. Qui è importante sottolineare come gli aumenti più importanti arriveranno nelle prime tranches, per dare una risposta immediata. L’altro grande tema è la riduzione dell’orario di lavoro, che nel settore alimentare non subiva modifiche da 30 anni. Anche qui cominciamo ad ottenere risposte che dovranno essere implementate nei prossimi anni. Infine – conclude Turcheria – in un settore fortemente stagionale come l’industria alimentare, abbiamo ottenuto avanzamenti significativi sulla stabilità del lavoro, dimezzando la percentuale complessiva di tempi determinati, staff leasing e contratti di somministrazione, che passa dal 50% al 25%”.