EVITIAMO UNA NUOVA GUERRA FREDDA IN EUROPA
di Mario Rojch/Sabato scorso è tornato sulla scena Mikhail Gorbaciov, con una interessantissima prolusione durante il Simposio berlinese del New Policy Forum. Lo statista sovietico, circa trent’anni fa, diede l’avvio al superamento della guerra fredda, con la Perestroika interna che fu la premessa per l’abbandono della teoria della sovranità limitata –in base alla quale Mosca aveva sempre soffocato ogni anelito di libertà nei paesi del blocco comunista- e, successivamente, per la conquista di una reale sovranità nazionale da parte di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria e Paesi Baltici, per giungere infine all’abbattimento del Muro di Berlino e alla riunificazione tedesca. Il tutto avvenne durante il periodo gorbacioviano, e, quindi, l’uomo di Stato giustamente è considerato l’ideatore e il protagonista del disgelo.
Gorbaciov venne a Roma soprattutto per rendere omaggio a Giovanni Paolo II. In quell’occasione, entrambi (e lo stesso Cossiga dal Quirinale) lanciarono il progetto di una Europa unita, dall’Atlantico fino agli Urali, una entità confederale capace di giocare in condizioni di parità con le due superpotenze allora imperanti (Stati uniti e Cina) e con le nuove realtà emergenti. Ovviamente era un “ideale” cui tendere con passione e con prudenza, superando le resistenze presenti sia in Europa occidentale, sia nei Paesi sottrattisi al controllo sovietico, sia nella stessa Unione, dove, anzi, era già incominciata la dissoluzione con la formazione di nuovi stati nazionali.
Qualcosa non ha funzionato, perciò, a distanza di alcuni decenni, l’ambizioso progetto non soltanto non si è avvicinato, ma sembra essersi allontanato, forse definitivamente. Vediamo cosa ne pensa attualmente Gorbaciov, attraverso la lettura della sua prolusione. A suo avviso, gli accordi internazionali presi per rendere possibile l’unificazione tedesca erano molto buoni e permettevano l’avvio di un percorso verso la realizzazione della “casa comune”, in un clima di reciproca fiducia. Tutto è cambiato. Oggi c’è un conflitto evidente nel cuore dell’Europa, le cui ragioni non sono recenti, ma affondano nel tempo passato. Ogni parte ha le sue responsabilità. Ad avviso di Gorbaciov, quelle più grandi sono dell’Occidente. “Alla fine della Guerra Fredda l'Occidente, e in particolar modo gli Stati Uniti, dichiararono vittoria. L'euforia e il trionfalismo diedero alla testa dei leader occidentali. Approfittandosi dell'indebolimento della Russia, e dell'assenza di un contrappeso, proclamarono il proprio monopolio della leadership e del dominio del mondo, rifiutandosi di ascoltare gli inviti alla cautela”. L'allargamento della NATO, la Jugoslavia, e in particolare il Kosovo, i piani di difesa missilistici, l'Iraq, la Libia, la Siria, ad avviso di Gorbaciov, sono esempi o di allontanamento dall’impegni presi o di azioni unilaterali tendenti al fatto compiuto. La mancanza di fiducia e di dialogo ha generato azioni egualmente unilaterali da parte della Russia di Putin. Siamo in una nuova guerra fredda in Europa? Può essere fermata? Può rinascere il sogno di Giovanni Paolo II?.
Gorbaciov conclude il suo intervento con queste parole: “Per natura non sono un pessimista, e mi sono anzi sempre descritto come un ottimista. Ma devo ammettere che in questa situazione essere ottimista risulta piuttosto difficile. Ciò non di meno, non dobbiamo cedere al panico e alla disperazione, né rassegnarci a un'inerzia negativa. Finiremmo in un vortice senza via d'uscita. Le amare esperienze degli ultimi mesi devono invece trasformarsi nella volontà di tornare a impegnarci nel dialogo e nella cooperazione”.
Lo statista indica due terreni concreti. “Lasciatemi parlare della sicurezza europea. Ritengo sia ormai evidente che debba essere di natura paneuropea. I tentativi di affrontare il problema della sicurezza europea ampliando la NATO, o attraverso una politica di difesa dell'UE non possono portare risultati positivi. Anzi, sono controproducenti. E perciò dobbiamo tornare al tavolo di progettazione e lavorare a dei piani per costruire un sistema di sicurezza europea che fornisca rassicurazioni e garanzie a tutti i suoi partecipanti”
Mi sembra che in queste parole riecheggi lo spirito europeo di Adenauer, di Monnet e dei nostri Spinelli e De Gasperi, quando trovarono la chiave per superare il permanente conflitto franco-tedesco attraverso la creazione di organismi paneuropei.
Il secondo terreno indicato da Gorbaciov sta nei cosiddetti problemi globali -- terrorismo ed estremismo, incluso quello di natura settaria; la povertà e la disuguaglianza; l'ambiente, il problema delle risorse, e le migrazioni; le epidemie – che stanno tutti peggiorando ogni giorno.
“Per quanto diversi essi siano fra loro, c'è un tratto che li accomuna tutti: nessuno di questi richiede una soluzione militare. Eppure i meccanismi politici necessari a risolverli mancano, o risultano disfunzionali”. Est ed ovest possono dialogare per creare un’architettura istituzionale in grado di darsi carico di questi problemi.