Ancora parole ingannevoli
di Pierluigi Castellani
Parole,ancora parole, che altro pensare?Anche con l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) continua l’enunciazione di proposte e programmi, che poi si rivelano solo parole da parte della maggioranza giallo-verde, che sostiene il governo. Il DEF avrebbe dovuto costituire il documento programmatico cui dovrà ispirarsi l’azione di governo nell’impostare la manovra finanziaria per il 2020. Ma le difficoltà economiche dovute alla recessione in cui è costretta l’Italia non hanno consentito al governo della diarchia Salvini-Di Maio di mettere in chiaro le loro intenzioni per non allarmare più di tanto Bruxelles, che sta seguendo con apprensione l’andamento dei conti pubblici italiani. Infatti avendo dovuto ridimensionare ad un più modesto +0,2% l’incremento del Pil previsto per l’anno corrente non è stato possibile ai membri dell’esecutivo mettere in chiaro le proprie intenzioni per non dover quantificare i relativi costi e chiarire dove prendere le risorse necessarie. Così la flat tax, tanto cara alla Lega di Salvini, è poco più che un accenno nel Def e così pure le misure per la famiglia dei 5Stelle di Di Maio. Anzi la flat tax, la cosiddetta tassa piatta con un aliquota unica per i redditi sotto i 50mila euro, per il presidente Conte sarà fatta tenendo conto della progressività prevista dalla Costituzione, come se il connubio, tassa piatta e progressività, non fosse un ossimoro anche se in questo modo Conte pensa di non smentire i due suoi vicepremier ,che su questo tema hanno visioni contrastanti.
Ma un ossimoro è un ossimoro e tenere insieme due cose diametralmente opposte non può riuscire neppure al presidente Conte, che in ogni caso si è dimostrato fino ad ora un abile prestigiatore nel cercare di nascondere la perenne interna conflittualità con cui convive il suo governo. C’è poi da aggiungere che, e questo non lo può certamente ignorare il capo del governo come il ministro dell’economia Tria, per realizzare l’obbiettivo della flat tax, o come la si voglia chiamare, c’è bisogno di notevoli risorse ,e come reperirle quando, è noto, che la prossima manovra dovrà comunque indicare come trovare 23 miliardi per sterilizzare l’aumento dell’iva previsto dalle clausole di salvaguardia contenute nella manovra approvata per il 2019 nel dicembre scorso. Purtroppo è così, Salvini deve continuare a mantenere il punto per non deludere i propri elettori, che dovranno esprimergli il consenso nell’appuntamento elettorale del prossimo maggio e Di Maio, che è nella fase più esposta della sua vicenda politica, non può essere da meno e continua ad esaltare provvedimenti di nessuno, o quanto meno poco scarso, impatto positivo sull’andamento dell’economia, come il decreto dignità e il più volte preannunciato sbloccacantieri, tutt’ora non comparso nella Gazzetta Ufficiale. Tutto questo mentre permangono, e si rincorrono, velate ammissioni sulla inevitabilità dell’aumento dell’iva, questo sì davvero disastroso per l’economia del nostro paese molto legata alla necessità di crescita della domanda interna. Purtuttavia Il presidente Conte ed i due vicepremier si affannano a tranquillizzare tutti che non verrà mai aumentata l’iva, nonostante qualche imbarazzato silenzio dalla parte del Mef. Prima o poi il momento della verità giungerà e sarà dato dalla valutazione che verrà fatta dagli organismi internazionali, in primo luogo, dalla Commissione Europea, che stanno tenendo sotto costante monitoraggio il nostro paese. Ma l’importante per Salvini e Di Maio è superare il traguardo delle elezioni europee perché la politica di corto respiro, in cui sono radicati i due populismi che li sorreggono, non può appunto avere una vita troppo lunga anche perché in ogni caso le loro due visoni politiche divergono ed alla fine dovranno pure deflagare.