Democrazia rappresentativa e democrazia diretta

di Pierluigi Castellani

E’ sempre più frequente tra gli studiosi di politica, ma anche tra gli attori stessi della politica, che si metta a confronto la democrazia rappresentativa del tradizionale sistema parlamentare con la democrazia diretta alimentata dalle sempre più frequenti richieste di referendum e dalla diffusione del web, che consente con un semplice click a tutti gli utenti della rete di mettersi a contatto diretto di chi poi in politica prende decisioni ed adotta delle scelte. Tutto questo sta mettendo in secondo piano la struttura delle democrazie occidentali, che sono per lo più parlamentari e quindi rappresentative, a favore di una concezione della democrazia come rapporto diretto tra cittadini elettori e capi di partito o di movimenti. Naturalmente ciò è in gran parte dovuto alla personalizzazione della politica che ha prodotto una sorta di disintermediazione tra politica e popolo, alla cui sovranità spesso i nuovi leader fanno continuo riferimento e che sta mettendo in ombra  tutti i corpi intermedi (sindacati, associazioni di categoria, parlamento etc..) che fino ad ora hanno rappresentato la struttura portante della società moderna. Tanto è vero che c’è chi, come Edward Luce, ha parlato de “Il tramonto del liberalismo occidentale” (Torino, Einaudi 2018) e chi come Ilvo Diamanti e Marc Lazar ha introdotto il nuovo termine di “popolocrazia” nel loro “ Popolocrazia, la metamorfosi delle nostre democrazie” (Bari, Laterza 2018).

E’ indubbio che quanto si sta affacciando all’orizzonte della nostra democrazia è in gran parte dovuto al populismo di cui si nutrono nuove forze politiche e movimenti, che si sono affacciati da non molto sulla scena politica e che si richiamano ad un rapporto diretto con il popolo sovrano sia che venga interpellato attraverso uso continuo di referendum sia che venga consultato attraverso la rete informatica come fa il M5Stelle. C’è infine da registrare che in un recente intervento sulla stampa estera Davide Casaleggio, ispiratore e co-capopolitico del movimento, ha proprio teorizzato il superamento dell’istituto della rappresentanza attraverso la consultazione diretta dei cittadini via web. A cosa conduce tutto questo ? E’ un interrogativo che sta pesando anche sulle ultime vicende della politica italiana. Basti pensare che la mancanza di intermediazione non conduce proprio ad un più di democrazia bensì alla costruzione di strutture piramidali dove il vertice alla fine decide tutto. Così sta avvenendo nel M5Stelle dove Luigi Di Maio, incoronato capo politico del movimento, decide per tutti fino ad aver nominato anche i capigruppo parlamentari dei 5Stelle, che normalmente dovrebbero invece risultare da un voto all’interno dei gruppi stessi. Ma ci sono altre considerazioni e che riguardano il difficile avvio che sta incontrando la nuova legislatura. Sia Salvini che Di Maio, considerati i vincitori delle consultazioni del 4 marzo scorso, si sono dichiarati prontamente premier di un futuro governo del paese e si sono ( almeno così sembrava inizialmente) accordati per designare rispettivamente i vertici delle due camere senza fare i conti con il Presidente della repubblica, del parlamento così come è venuto fuori dalle ultime elezioni e delle altre forze politiche presenti . Il risultato  per ora è quello di uno stallo, che non vede venire alla luce non solo un nuovo governo ma neppure al momento dei presidenti delle due camere. E’ avvenuto che Salvini e Di Maio si sono dovuti rendere conto, malgrado loro, dell’esistenza di un parlamento con cui dover interloquire e di una democrazia, che è ancora di tipo parlamentare perché così sta scritto nella Costituzione, che tutti a parole dichiarano di voler difendere. Dove ci condurrà tutto questo ? Non è dato di conoscerlo con attendibilità perché è senz’altro vero che il sistema democratico sta subendo delle profonde trasformazioni dovute ai nuovi mezzi di informazione tra cui c’è in particolar modo la rete, ma ogni semplificazione può essere pericolosa, perché una democrazia resiste quando anche la società civile è forte, ricca di autonomi centri di rappresentanza e di autoregolamentazione. Quando ci si affida solo al populismo alimentato dal demagogo di turno che promette soluzioni semplici per situazioni complesse si può rischiare un di meno di democrazia non già un di più. Quanti demagoghi, che hanno fatto leva sul populismo, si sono poi rivelati dei pericolosi autocrati ?

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