Di lotta e di governo
di Pierluigi Castellani
Con ogni probabilità gli italiani si stanno abituando alle continue liti tra i due partner di governo ed alle punzecchiature, a volte senza alcun risparmio di acidità, che i due leader, Salvini e Di Maio, si scambiano quasi quotidianamente. Chi ci rimette per ora è la credibilità del governo e con essa quella dell’Italia. C’è chi pensa, e forse è nel vero, che sia un ben studiato gioco delle parti, perché sia Lega che i 5Stelle, consapevoli che la maggioranza non possa durare a lungo, pensano di poter sfruttare le rispettive posizioni di potere per lucrare consensi e per presentarsi alle prossime elezioni europee marcando, nel contempo, le rispettive differenziazioni di programma e di visione dei problemi del paese. Ma quanto potrà durare questo gioco? Perchè occupare la posizione dell’opposizione, inventandosi di tanto in tanto un nuovo nemico per tenere al caldo i propri elettori, e nello stesso tempo gestire il potere come lo stanno facendo nella Rai e negli altri enti di stato, farà prima o poi esplodere qualche contraddizione. Mentre è certo che nessuno sta pensando ai reali problemi del paese, che sono la mancanza di lavoro, la stagnazione economica, e la sicurezza dei cittadini, perché malgrado tutti i proclami di Salvini il paese si sta incattivendo e la criminalità comune è sempre diffusa per la mancanza di un’adeguata prevenzione. Non basta infatti enfatizzare qualche operazione di polizia come fa il ministro dell’Interno se poi le periferie restano abbandonate e le emergenze sociali rimangono inascoltate. Lo ha ricordato lo stesso Di Maio a Salvini : ma dei rimpatri dei 600 mila clandestini, promessi durante la campagna elettorale, quanti ne sono stati effettuati? Quale è la posizione italiana sull’emigrazione nel contesto europeo se le uniche alleanze che Salvini ha saputo stringere sono con quei paesi , come Ungheria, Polonia, Austria ed i sovranisti di Marine Le Pen, che non hanno alcuna intenzione di accettare sul loro territorio i migranti che sbarcano sulle coste italiane, che sono il naturale confine meridionale dell’Europa? A queste domande Salvini sfugge perché sembra, stando ai sondaggi sempre più favorevoli alla Lega, che agli elettori italiani, per fortuna non a tutti, basti la vergognosa strumentalizzazione che il ministro dell’Interno imbastisce quando qualche nave di una Ong si affaccia sulle acque territoriali del nostro paese.
Fare la voce grossa con i deboli è quello che gli riesce più facile di fare, mentre affrontare in concreto i problemi del paese è difficile e soprattutto comporta fare delle scelte e quindi lasciare inascoltata qualche fascia di elettorato, che la si può provvisoriamente calmare promettendo mirabolanti provvedimenti, come la quota 100 per le pensioni ed il reddito di cittadinanza, che si stanno invece rivelando non proprio così apprezzati se le richieste da parte dei possibili fruitori sono molto al di sotto di quelle in primo luogo ipotizzate. C’è stato poi in questi ultimi giorni un altro terreno di scontro da parte dei due sottoscrittori del contratto di governo, perché Salvini e tutta la Lega hanno ostentatamente disertato le celebrazioni del 25 aprile disdegnando di fare i conti con la storia e con tutto quello che ciò comporta. Invano Di Maio ed i 5Stelle hanno ricordato al loro alleato l’importanza di questa data storica per l’Italia e l’ Europa intera. Ma un forte interrogativo si pone proprio a questa parte dell’alleanza. Come può continuare a collaborare con chi, con i propri atteggiamenti e con alcuni provvedimenti, come quello sulla legittima difesa, sta sdoganando la parte più retriva del paese, tanto che non si contano più i preoccupanti segnali di rigurgiti neofascisti, presenti nel paese. Qui sta il vero pericolo, perché in questo modo si mettono a rischi i valori fondanti della nostra democrazia. Davvero Di Maio e tutti i 5Stelle si vogliono rendere complici di chi sta facendo correre questo rischio al nostro paese?