Divisi su tutto
di Pierluigi Castellani
Si allunga sempre più la lista delle cose su cui sono divisi i due partner di governo, tanto che sembra che l’esecutivo Conte sia oramai alla fine. Si ipotizza che dopo il 26 maggio, una volta constatato il sorpasso della Lega nei confronti dei 5 Stelle, la crisi di governo sarà inevitabile. Del resto per quale ragione la maggioranza giallo-verde dovrebbe andare avanti ? Non c’è soltanto la questione Siri, cioè del sottosegretario della Lega dimissionato dal presidente del Consiglio in conferenza stampa, che agita la maggioranza. C’è il problema dell’autonomia richiesta dalle regioni del nord, che ristagna per volontà dei 5Stelle, che non vogliono perdere i loro consensi al sud d’Italia, c’è la Tav su cui prima o poi il governo dovrà prendere una decisione, c’è la questione della riforma fiscale con Salvini, che vuole a tutti i costi la flat tax ed i 5Stelle, che invece preferiscono ridurre il cuneo fiscale sul lavoro mantenendo il principio della progressività previsto dalla Costituzione. Ed ancora sulla questione migranti le visioni della Lega e quelle dei 5Stelle stanno diventando sempre più antitetiche, così pure le prospettive dei due contraenti del contratto di governo sulla scena internazionale emergono sempre più come divergenti. Sul Venezuela Salvini è schierato con Guaidò come l’America di Trump e gran parte dell’Europa e Di Maio, e lo stesso presidente Conte, invece rimangono più allineati con la Russia di Putin. E poi le alleanze che le due forze politiche della maggioranza stanno costruendo in Europa sono assolutamente incompatibili. Salvini sta costruendo la sua alleanza sovranista con Orbàn e Di Maio cerca, con qualche difficoltà, di stringere alleanze con chi in Europa non è schierato né con i popolari del Ppe né con i socialisti e democratici. E poi ci sono le continue e velenose punture di spillo tra i due vicepremier.
Di Maio che rimprovera a Salvini di lavorare poco al Viminale per la sicurezza degli italiani, dovendo constatare il susseguirsi di fatti di sangue su tutto il territorio nazionale, e Salvini che rimprovera a Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, di non occuparsi positivamente delle tante crisi aziendali disseminate nella penisola. Tutto questo certifica anche il deterioramento sul piano personale del rapporto tra i due leader, insieme al non più riconosciuto, da parte della Lega, ruolo di terzietà al presidente Conte. Nel frattempo il governo non si sta occupando seriamente dell’economia italiana, che ristagna, mentre vengono al pettine i tanti nodi irrisolti lasciati sul campo dalla maggioranza giallo-verde e i due provvedimenti di bandiera, che hanno contrassegnato la manovra di bilancio varata lo scorso dicembre, e cioè quota 100 per le pensioni ed il reddito di cittadinanza, non sembrano dare i risultati sperati. Certamente rimane il problema del dopo. Che avverrà dopo il 26 maggio con la probabile caduta del governo ? C’è chi ipotizza un governo Salvini con l’apporto di Lega, FI, FDI ed un gruppo parlamentare di responsabili formato da dissidenti 5Stelle, ma la probabilità appare quanto mai remota. Ed allora il Quirinale sarà costretto ad indire nuove elezioni nel prossimo autunno, forse ancora con la legge elettorale attuale e quindi con una probabilità molto aleatoria del formarsi di una stabile maggioranza. Ma in ogni caso è evidente, che da una parte ci sarà lo schieramento di centrodestra a guida Salvini con connotazioni nazionaliste e sovraniste e dall’altra invece rimane un cantiere aperto, appena avviato, per costruire una valida alternativa. E’ evidente che, chi non vorrà riportare indietro la storia del nostro paese, dovrà lavorare alacremente a questo cantiere.