Dove va il mondo?

di Pierluigi Castellani

Le repentine trasformazioni che si stanno registrando nello scenario geopolitico fanno nascere questa  domanda: dove sta andando il mondo? Indubbiamente ci sono recenti fatti che rivelano queste trasformazioni. L’elezione di Donald Trump negli USA e le sue prime esternazioni, l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa e le prese di posizioni della premier Theresa May che anticipa una guerra fiscale con l’Europa se le trattative per la Brexit non si risolveranno in un’intesa pienamente soddisfacente, e poi il discorso di Xi Jinping, presidente di una Cina comunista e capitalista insieme, in difesa del libero mercato e contro ogni protezionismo. Tutto questo ha fatto dire ad un acuto osservatore come Federico Rampini che “il mondo si è capovolto”. Da una parte Trump che sembra voler abbandonare la tradizionale politica americana incentrata sulla Nato ( organizzazione oramai “obsoleta” come l’ha definita il neopresidente Usa) e sul  rapporto stretto con l’Europa,  che non ha mancato di criticare coinvolgendo anche la Germania con apprezzamenti invece per la Brexit. Dall’altra l’esponente di un mix di comunismo e capitalismo come il presidente cinese, che non manca di vantare la bontà del libero mercato e della globalizzazione. Se poi ci mettiamo le difficoltà che sta vivendo l’Europa per quella mancanza di coesione e di solidarietà, che è assolutamente necessaria per evitare dei pericolosi passi indietro della storia.

Quando tutto il confronto europeo si sta avvitando senza trovare concrete soluzioni sull’irrisolto problema dei migranti, sulla mancata crescita, mentre invece si irrigidisce con l’Italia per un mancato 0,2% nel deficit, tanto che il Presidente Mattarella ha dovuto segnalare l’eccessiva fermezza sui conti e non sul problema dell’immigrazione, tutto questo sta a significare che nel mondo si stanno cambiando i connotati politici, che hanno segnato  gli ultimi settantanni, che ci dividono dalla fine della seconda guerra mondiale. Si dirà che negli ultimi anni, che abbiamo vissuto, il mondo occidentale soprattutto si è lasciato ingannare da prospettive che lasciavano piena libertà alla finanza nell’economia ed a un multipolarismo, che ha finito per schiacciare le identità nazionali e ciò avrebbe comportato la crescita delle diseguaglianze e l’impoverimento delle classi medio basse. Sì forse è vero, ma non si può dimenticare che l’alternativa che viene proposta dall’America di Trump e dalla Gran Bretagna della May con un ritorno all’isolazionismo ed al protezionismo delle barriere doganali può risolversi in un rimedio peggiore del male, non solo perché è una posizione decisamente antistorica, ma perché nulla garantisce che in questo modo non aumenti la povertà di tutti e soprattutto non impoverisca quel terzo mondo, che si sta affacciando oggi sullo scenario della storia. Il rinchiudersi tra i propri confini, l’abbandono di tradizionali alleanze come la Nato e del progetto europeo, rischia di non garantire più quella pace in cui finora abbiamo vissuto. Infatti se le diseguaglianze, oltrepassando i confini nazionali, si affermassero nel mondo tra paesi sviluppati e paesi in cerca dello sviluppo, potrebbero alimentare guerre tra ricchi e poveri con conseguenze inimmaginabili. Ecco perché negare la realtà in cui viviamo, che è quella di un mondo globalizzato con milioni e milioni di internauti e di flussi migratori difficilmente contrastabili, è come negare realtà come gli oceani. Anche la globalizzazione come il mare non  può essere negata, ma si deve invece imparare a nuotarci.

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