I 5Stelle al 32 per cento, sconfitta del Pd e vittoria del centrodestra (?)
di Pierluigi Castellani
Il vento populista e di destra che soffia sull’Europa si è trasformato in Italia in una gelida e sconcertante bora. Il successo dei 5Stelle e della Lega di Salvini lo stanno a testimoniare. Sono prevalse le forze antisistema ed euroscettiche ed anche se il centrodestra è al 37% il sorpasso della Lega su FI sta a significare che si tratta di un’altra cosa rispetto al centrodestra a trazione berlusconiana ed aderente al PPE. Ed inoltre il centrodestra vince ma non ha una maggioranza sufficiente in parlamento per riscuotere la fiducia per un suo eventuale governo ed il movimento di Grillo, che pur vanta una sua vittoria perché primo partito, se vuole governare dovrà trovarsi alleati in parlamento e non si sa bene in quale direzione. Staremo a vedere che cosa succede, è certo però che la sconfitta del PD, che rasenta il 19%, è clamorosa ed oltre ogni previsione. C’è stato sicuramente il fatto che la narrazione renziana non ha più la presa di un tempo sugli elettori, ma i suoi voti sono andati in tutt’altra direzione che quella di Leu, il partito di Grasso e D’Alema, che si attesta poco sopra la soglia del 3%.
E’ quindi la sinistra nel suo complesso che non riesce a conquistare consensi nell’elettorato come del resto è avvenuto con gli altri partiti socialisti europei. I fuoriusciti dal PD hanno fatto un mezzo flop perché alla fine sono stati capaci di ritagliarsi solo un ruolo di sinistra-sinistra, che in Italia, come in altri paesi, rimane solo una nicchia autoreferenziale ed infeconda. Ma allora dove sono andati i voti in libera uscita dal PD ? Certamente una parte ai 5Stelle, ma in una certa misura hanno contribuito anche al successo della Lega di Salvini. Non bisogna infatti dimenticare che in questa campagna elettorale sono prevalsi temi propri del populismo. Da una parte il problema dei migranti ha egemonizzato ed enfatizzato il bisogno di sicurezza dei cittadini e dall’altra la facile ricetta del reddito di cittadinanza a tutti ,proposta dai 5 Stelle, ha consentito a questa forza politica di fare il pieno di voti laddove è prevalente il disagio sociale e cioè nel meridione. Ma ci sono altre considerazioni da fare ed una è certamente la constatazione della grande mobilità elettorale, che anche il risultato del 4 marzo certifica. Anche le forze politiche che enfatizzano ora il loro successo possono garantire la stabilità del proprio elettorato? Ricordo che appena quattro anni fa il PD aveva raggiunto il 40% ed ora si trova un elettorato più che dimezzato. Ciò significa che l’interna geografia della politica italiana è sempre in movimento, che nessuno può pretendere di fidelizzare il proprio elettorato e farlo divenire di appartenenza anziché di opinione. Siamo cioè all’inizio di una stagione politica in perenne transizione, che sta mettendo anche in discussione il tradizionale sistema democratico in cui fino ad ora siamo vissuti. Per quanto ancora saremo una democrazia rappresentativa come è nella tradizione occidentale ? Per quanto tempo ancora l’elezione del capo dell’esecutivo sarà affidata al parlamento anziché direttamente al popolo ? Infatti l’invadente populismo in cui siamo immersi porta questi rischi, che purtroppo vengono sottovalutati. La democrazia del web ha investito Di Maio, la gara tra Tajani e Salvini ha investito Salvini. Tutto questo ed altro, che tipo di democrazia sta delineando? Insomma sono tante le cose su cui occorre riflettere e soprattutto su queste cose deve riflettere l’intero PD se non vuole che una sconfitta si trasformi in una disfatta.