Il Governo che verrà

di Pierluigi Castellani

Dopo il primo giro di consultazioni con le forze politiche uscite dal voto del 4 marzo il Capo dello Stato ha dovuto constatare che non è emersa chiaramente nessuno maggioranza parlamentare, che possa sostenere un governo. Pertanto dopo una breve pausa di riflessione il Presidente Mattarella chiamerà i partiti per un nuovo giro di consultazioni. Ciò significa che il problema di un governo per il paese è ancora tutto da risolvere anche se una maggioranza parlamentare sulle presidenze delle Camere e sulla formazione degli uffici di presidenza della commissione speciale che dovrà esaminare il Dep ed alcuni decreti del governo si è già formata tra M5Stelle e centrodestra, che insieme si sono attribuiti tutte i posti disponibili lasciando fuori il PD da ogni incarico di rilievo. Questo accaparramento di poltrone , giustamente denunciato dal PD, sembra avere espresso anche una potenziale maggioranza di governo certamente ancora tutta da definire perchè le prime avvisaglie delle difficoltà sono già tutte evidenti. Da una parte Salvini, che è stato il vero interlocutore di Di Maio, ha detto che non può rompere la coalizione di centrodestra, che si è aggiudicata la maggioranza relativa dei consensi, e dall’altra Di Maio, non certo brillando di compostezza istituzionale, ha tentato di mettere dei veti alle possibili alleanze dicendo sì ad un centrodestra senza Berlusconi ed ad un PD senza Renzi. Questa entrata a gamba tesa del capo politico dei 5Stelle nel territorio delle altre forze politiche la dice lunga anche sulle difficoltà che Di Maio trova all’interno del suo movimento in cui alcuni mal digeriscono alleanze con chi è stato combattuto ferocemente nella campagna elettorale e con quanti sono stati additati come origine di tutti i mali del paese. Eppure tutti, anche coloro che sono chiaramente espressione del populismo più becero, si dichiarano pronti a governare il paese rimanendo molto sul vago per le ricette che si vogliono proporre per risolvere i problemi dell’Italia. Inoltre su ogni possibile alleanza incombe un forte interrogativo che riguarda i rapporti che il futuro governo vorrà avere nei confronti dell’Europa e nelle relazioni internazionali.

L’Europa infatti sta aspettando che venga approvato un Def che rispetti i vincoli europei che l’Italia ha contratto sostenendo con convinzione, almeno fino ad ora, il progetto europeo e c’è inoltre una giusta preoccupazione tra i nostri tradizionali alleati su come vorrà muoversi il nuovo governo (a trazione Salvini o a trazione Di Maio) nei confronti dell’Alleanza Atlantica e dei maggiori attori nello scacchiere mediorientale . Sia Salvini, ma in una qualche misura anche Di Maio, non hanno mai fatto mistero di guardare alla Russia di Putin in modo diverso da come fino ad ora hanno fatto i paesi occidentali compresa l’America di Trump. Salvini più volte ha detto che una volta al governo toglierà le sanzioni nei confronti della Russia e non è dato conoscere il pensiero di Di Maio sulla guerra commerciale che sta scatenando Trump nei confronti della Cina. Sono molti infatti gli interrogativi che rimangono sospesi per un futuro governo Salvini-Di Maio. L’Italia rimarrà protagonista in Europa per un suo rafforzamento e manterrà saldamente le alleanze a livello internazionale nel solco già sperimentato da tutto l’Occidente ? Ed inoltre come potrà conciliarsi il reddito di cittadinanza con la flat tax ed in che misura si vorrà dare un impulso all’occupazione, che in ogni caso anche in questi giorni dà segnali positivi proprio in virtù dell’opera dei tanto vituperati passati governi? Forse alla fine questa alleanza tra i 5Stelle e Salvini con tutto o con solo un pezzo di centrodestra alla fine si farà , perché nessuno vorrà tornare subito a votare senza cambiare la legge elettorale. Le promesse che sono state fatte in campagna elettorale sono state tante e su queste promesse Di Maio e Salvini hanno avuto consensi e non credo che vorranno tornare al voto presentandosi con un pugno di mosche in mano. Del resto le elezioni hanno dimostrato che l’elettorato è molto mobile e si sposta facilmente da uno schieramento all’altro ed anche la democrazia potrebbe logorarsi con l’accentuarsi della sua “dismisura” come direbbe Todorov. Rimane l’interrogativo sul PD e su come potrà sottrarsi ad un ruolo di mera testimonianza all’opposizione senza relegarsi nell’aventino. Ma questo partito ha molto da lavorare per riconquistarsi il suo tradizionale elettorato e per riprendere decisamente in mano il progetto europeo senza il quale non ci sarebbe il PD ed affrontare al meglio le sfide che la sinistra si trova davanti: il governo della globalizzazione, la lotta alle diseguaglianze,l’affermazione di una cultura del lavoro insieme ad una riforma del welfare compatibile con i nuovi scenari sociali ,che si sono affacciati in questi ultimi tempi, ed una declinazione nuova dei diritti che non lasci nessuno ai margini della società. Queste sono le priorità per un PD, che voglia ancora perseguire un progetto di governo alternativo al populismo imperante.

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