IL NUOVO CIVISMO E LA DEMOCRAZIA

di Pierluigi Castellani

“E Dio vide tutto ciò che aveva fatto, ed ecco, era molto buono”. Così nel libro della Genesi (1,31) si conclude il sesto giorno della creazione del mondo. Prima della creazione dell’uomo, perché poi venne l’uomo e quel “buono” della creazione difficilmente ora possiamo  constatare che sia stato preservato se si pensa alle nostre città, al degrado delle periferie, alla sporcizia dovuta all’incuria dell’uomo. Però ora qualche evidente cenno di resipiscenza del genere umano lo si può avvertire. Ne è segno  il fatto che  semplici cittadini si stiano associando per volontariamente pulire le strade, le aree verdi delle nostre città, gestire le parti di territorio comune ove possano vivere all’aria aperta e liberamente le famiglie con i propri figli. Ne è segno evidente di questa nuova attenzione quanto si va registrando nella nostra regione. Sta avvenendo a Perugia, a Bevagna e ne è anche significativa espressione la solidarietà ed il volontariato che sono verificati nel soccorso alle zone sconvolte dal recente sisma. Finalmente la società, anche quella umbra, sta dando segni di vitalità. Non si attende che sia il Comune , o comunque il pubblico, a farsi carico dell’ambiente, ma si scopre  che questo è responsabilità anche dei singoli cittadini, di quanti usufruiscono della parte pubblica delle città e dei nostri paesi. Si riscopre in qualche modo il detto “ tieni pulita la strada davanti alla tua casa se vuoi che la tua strada sia tutta pulita”. Ma non è solo questo, c’è qualcosa di più. C’è il rinvigorimento di quel senso civico che dovrebbe impostare tutte le nostre azioni e c’è anche una nuova e più lungimirante concezione della democrazia. Siamo per lo più vissuti nella democrazia della delega, si è spesso sentito dire :” ci deve pensare il governo, ci deve pensare l’amministrazione comunale”, ora invece si riscopre giustamente che tutto questo non basta e che “ci dobbiamo pensare anche noi”. E’ la riscoperta del “noi”, che arricchisce e che muta l’atteggiamento verso “loro”. La città, il villaggio, la strada, il giardino pubblico è anche “nostro”, anzi è essenzialmente “nostro”. Questo è il tema anche del vero significato del volontariato, che è un modo diverso di partecipare. Non basta andare a votare, criticare e controllare chi governa per partecipare alla vita democratica, occorre anche spendersi in proprio, fare volontariamente qualcosa per la collettività, insomma contribuire in modo attivo a quello che ancora vogliamo chiamare “bene comune”. Ma perché sia vero arricchimento il volontariato non può essere sostitutivo del necessario intervento del pubblico. Il fatto che semplici cittadini contribuiscano a tener pulita la propria città non può essere un alibi per chi è chiamato per dovere istituzionale ad assicurare tale pulizia. L’opera del volontariato deve essere un arricchimento, deve aggiungersi all’opera di chi istituzionalmente è chiamato a provvedere. E’ in questo corretto rapporto che il “civismo” può diventare concretamente un modo per arricchire nella bellezza e nella pulizia l’ambiente in cui viviamo. La terra ci è stata consegnata come cosa buona come ci ricorda il libro della Genesi. Abbiamo tutti il dovere di riconsegnarla sempre “buona” alle generazioni che verranno dopo di noi.

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