Il pasticcio greco

di Pierluigi Castellani

La schiacciante vittoria del NO nel referendum greco pone grossi interrogativi a tutta l’Europa ma in primo luogo alla Grecia. Il referendum è stato un azzardo e probabilmente un errore. Il tavolo dei negoziati che dovrà inevitabilmente aprirsi avrà qualche ostacolo in più rispetto al passato. Infatti il mandato che il popolo greco ha dato a Tsipras è sì di negoziare ma ha irrigidito per forza di cose la posizione greca. Come potrà ora Tsipras accettare quanto non ha accettato fino ad ora? E come potrà ora Bruxelles ammorbidire la propria posizione dopo la la valanga di No, che è stata un sonoro schiaffo alle posizioni dell’Eurogruppo? Sono queste le domande che si fanno in queste ore tutti coloro che sono interessati ad un’Europa più forte ma anche più solidale.

La posizione del nostro governo è chiara ed è stata ribadita dal presidente Renzi nell’intervista al Messaggero di domenica scorsa. Qualunque sia l’esito del referendum – ha detto Renzi – poi bisognerà comunque trattare. Ed ora quindi  tutti dovranno essere pronti a fare qualche concessione. L’Europa deve declinare diversamente il binomio debito-crescita e la Grecia, passato l’entusiasmo per la vittoria del No, deve misurarsi con la realtà e convincersi che se vuole rimanere nell’Euro non può non stare anche dentro il sistema di regole che tutta l’Europa s’è dato. Basteranno a far cambiare la posizione greca le dimissioni del ministro Varoufakis , dimissioni che hanno tutto il sapore di un’offerta sacrificale  del più rigido negoziatore che l’Europa abbia incontrato?  Credo che deve misurasi con la realtà anche tutta quella schiera di politici italiani che sono scesi ad Atene per vivere una giornata di vittoria all’estero sperando che possa replicarsi in Italia.

Hanno vissuto una giornata per loro esaltante riempiendo anche tutti i canali televisivi nostrani, ma ora devono interrogarsi sul fatto che la loro variopinta compagnia, pur accomunata dal No, non ha alcun altro punto di contatto. Si va dalla Meloni , a Salvini – assenti ad Atene – a Grillo, Vendola, ex Pd ed alla sinistra dem rappresentata da D’Attorre. C’è chi vuole uscire dall’Euro e dall’Europa e chi vuole rimanerci. Tra di loro ci sono distanze abissali , che certamente la gita domenicale ad Atene non può  colmare. Ma con la realtà si devono pure misurare Junker e la Merkel, Renzi , Hollande e tutti gli altri. Ora ci vuole più coraggio a sedersi intorno ad un tavolo e negoziare , che a gridare qualche No.

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