Il prete scalzo

 di Pierluigi Castellani

Con questa icastica figura Papa Francesco ha voluto offrire un chiaro modello di sacerdote ai vescovi italiani riuniti nella loro assemblea annuale per interrogarsi sul ruolo del clero nell’Italia di oggi. Il prete è scalzo secondo il Papa sia per “rispetto di una terra che si ostina a credere e considerare santa” e quindi non scandalizzandosi “per le fragilità che scuotono l’animo umano”, ma anche per quel modello di Chiesa distante dal potere e dalle ricchezze tanto cara al Papa venuto dalla periferia del mondo. Oramai siamo abituati a queste immagini forti e, perché no, anche provocatorie a cui ci ha abituato Francesco nel portare avanti quel disegno di rinnovamento ecclesiale, che gli sta tanto a cuore. Ma in qualche modo il modello della Chiesa povera, distante dal potere ma anche dalle ricchezze, significa riprendere, per portare a compimento, quel disegno della povertà della Chiesa di cui si fecero promotori in seno al Concilio Vaticano II uomini come il Cardinal Lercaro , il suo consigliere e collaboratore Giuseppe Dossetti ed il vescovo brasiliano mons. Camara. Ed ogni volta che Papa Francesco parla si avverte l’intensità del suo messaggio ,che non è mai collegato al contingente, bensì ad un disegno pastorale della Chiesa nel mondo contemporaneo, che sempre di più appare profetico, tanto è distante da alcuni pomposi barocchismi e da alcuni privilegi, in cui la Chiesa appare a volte ancora imprigionata. Per Francesco è importante l’essenzialità del Vangelo, e, come a suo tempo il “sine glossa” del Santo di cui porta il nome, questa essenzialità appare dirompente e rivoluzionaria. C’è indubbiamente una distanza, uno iato, tra la predicazione del Papa ed alcuni consueti ammonimenti di chi guida la CEI, tanto da far notare a Franco Cardini su Il Messaggero del 18 maggio ,che ci troviamo di fronte ad una Chiesa “a due velocità”. Non si può infatti non notare come la presenza della Chiesa nella vita di tutti i giorni pesi sempre di meno nei comportamenti delle persone, che pur si dicono cattoliche. Sarà un effetto della secolarizzazione che ha investito tutta la società contemporanea, ma è certo che alcuni valori di fondo, a cui pur ci si richiama continuamente, hanno perso senso pratico nella quotidianità della vita delle persone. Ed allora hanno ancora una qualche efficacia gli ammonimenti del Cardinal Bagnasco oppure , come annota Franco Cardini “la ripetitività di questi appelli (rischia di essere) un sintomo di debolezza”? Naturalmente i vescovi italiani hanno tutto il diritto di esprimere le proprie valutazioni su leggi come quella per le unioni civili, ma ancora una volta sembrano voler parlare al potere, da istituzione ad istituzione, anziché al cuore delle persone. Del resto le leggi seguono i comportamenti e quindi se si vogliono leggi migliori occorre migliorare proprio i comportamenti. Ecco perché mentre i vescovi sembrano voler parlare alla politica, il Papa parla invece al cuore delle persone perché cambino i loro comportamenti. E’ la conversione all’essenzialità del Vangelo a cui ci richiama sempre il Papa anche quando apre al diaconato femminile e ad una maggiore presenza della donna nella Chiesa. Per questo l’immagine del prete scalzo che cammina sulla terra è un forte richiamo a tutti perché ci si metta in cammino sulle strade del mondo ricchi soltanto del viatico che il Vangelo ha affidato ad ogni essere umano.

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