Il Vangelo di Papa Francesco
di Pierluigi Castellani
E’ sempre più stridente il divario, che separa la predicazione apostolica di Papa Francesco dal comportamento dei tanti, che nel nostro continente pur si richiamano ad una identità europea caratterizzata dalle sue radici cristiane. Non manca occasione perché il Papa ricordi con insistenza il dovere della solidarietà e dell’accoglienza ad un’Europa, che sta scivolando sempre più verso la riscoperta del nazionalismo sovranista erigendo muri ed assecondando pulsioni pericolose non scevre da connotati apertamente xenofobi e razzisti. Basti pensare a paesi di tradizione cattolica come la Polonia, capofila del cosiddetto gruppo di Visegrad, ed anche al nostro paese dove, stando a qualche sondaggio, la maggioranza di chi frequenta ogni domenica la Chiesa dichiarerebbe la sua predilezione politica nei confronti della Lega, il cui segretario ha pur fatto ostentazione del vangelo e della corona del rosario.
Insomma sempre più ad una formale adesione alla fede cristiana non corrisponde un concreto comportamento in linea con il messaggio evangelico. Ed è per questo che qualcuno parla della solitudine di Papa Francesco assediato, e non solo nella curia vaticana, da chi vorrebbe un Papa più tradizionale ed impegnato a parlare di dogmi ed a raccomandare divieti e precetti. Ed invece Francesco sempre più si rivela fedele al vangelo, quel vangelo “sine glossa”, che era già l’imperativo del santo di Assisi. E’ la radicalità del messaggio evangelico, che il Papa richiama, quella radicalità, che può mettersi in contrasto con i potenti e che al di là della precettistica e della formale ritualità esplora la profondità di una fede fondata soltanto sul richiamo evangelico. Già altri hanno, ad esempio, parlato della supposta impraticabilità delle beatitudini evangeliche ( cardinal Martini) o del rischio di una fede, che materializzandosi solo in precetti e formalità rimane religione ma non più fede ( padre Turoldo) o dell’insanabile contrapposizione , fino al martirio, tra fede e potere (monsignor Oscar Romero). Assistiamo quindi ancora una volta a come le parole profetiche possano non essere accolte da chi non le vuole percepire. E’ il seme ,che gettato sui sassi poi non fruttifica. Per questo la predicazione di Papa Francesco nel mondo di oggi assume un carattere intrinsicamente profetico, per questo c’è chi ne chiede le dimissioni o coltiva apertamente ostilità nei suoi confronti. Ma che altro deve fare un Papa se non richiamare tutti gli uomini a quel comune destino, che ci viene imposto nel momento in cui osiamo recitare il Padre Nostro? Se infatti ci rivolgiamo ad unico Padre non possiamo non ritrovarci tutti figli dello stesso padre e quindi tutti fratelli. Ricordare queste cose non significa sfuggire alla complessità dei problemi, che fenomeni come le migrazioni e la fame nel mondo comportano, ma significa non sottrarci al dovere di trovare soluzioni, che non sfuggano al dovere della solidarietà, che la comune appartenenza al genere umano esige. Ed a chi si fa scudo della religione o la usa come arma nella lotta politica dobbiamo ricordare invece l’autenticità di una fede, che ha come solo unico fondamento il messaggio evangelico e nient’altro.