La difficile campagna elettorale
di Pierluigi Castellani
La prossima campagna elettorale si preannuncia lunga, e del resto è già iniziata da tempo. Solo ora però si stanno delineando i contorni, che all’inizio sembravano abbastanza incerti. Chiarezza è avvenuta nel centrosinistra anche se non c’è molto da rallegrarsene. Il fallimento del tentativo di Piero Fassino per una coalizione ,che ricomprendesse anche gli scissionisti del PD, rischia di acuire le asprezze che già si erano registrate all’interno del PD prima della scissione. E la candidatura di Piero Grasso come leader di questo spezzone di sinistra alla sinistra del PD non ha certamente agevolato una qualche possibile ricomposizione. Le motivazioni delle dimissioni di Grasso dal gruppo del PD al Senato, certamente ingenerose, hanno ancor più acuito le distanze tra le due anime della sinistra. In questa situazione ha buon gioco il centrodestra che, pur diviso su molte cose- si pensi soprattutto all’idea di Europa che hanno Salvini e la Meloni non certamente convergente con quella del PPE di cui fa pur parte FI- ,ha trovato il modo comunque di presentarsi alleati alle prossime elezioni forti anche del successo avuto in Sicilia.
Ed il Movimento 5stelle, ora molto accreditato nei sondaggi, pur mantenendo il proprio profilo di movimento antisistema ,cerca con Luigi Di Maio di presentarsi come una credibile forza di governo pur conservando tante ambiguità sul tema dell’Europa ( che euro vogliono davvero i grillini?), sul tema dell’immigrazione e sul terreno scivoloso e difficile della sicurezza e dell’antifascismo. Ci sono stati i toni sprezzanti di Salvini sulla manifestazione antifascista di Como indetta dal PD a cui hanno aderito tutte le forze della sinistra finalmente insieme, ma c’è stata anche tutta l’ambigua distanza di Di Maio, che sembra non vedere il pericoloso riemergere di pulsioni di intolleranza xenofoba, come è avvenuto a Como, a Marzabotto, a Roma con la dimostrazione contro il giornale La Repubblica. Queste forze dimenticano che la democrazia va difesa ogni giorno, perché ogni giorno è in pericolo quando si mettono a repentaglio ,come è avvenuto, i valori fondanti della nostra repubblica. E che dire poi di quanto sta avvenendo sulla scena internazionale. L’America di Trump prosegue imperterrita nel demolire quanto costruito faticosamente da Obama con la conseguenza di mettere in pericolo anche il percorso di pace in medioriente dove certamente l’ultima mossa di Trump con la manifestata intenzione di trasferire l’ambasciata Usa in Israele da Telaviv a Gerusalemme sta infiammando le strade di quel paese con una nuova intifada. Tutto infatti sta irrigidendo le posizioni dei paesi arabi o a maggioranza musulmana.
Questo rischia di mutare la geografia delle alleanze internazionali fino ad ora riconosciute e coltivate. La presa di distanza di Germania, Francia, Italia, Inghilterra dalle ultime mosse di Trump e della Turchia di Erdogan fa temere che l’isolamento degli Usa possa mettere a rischio la stessa alleanza atlantica e lo stesso processo di pace in medioriente fino ad ora in qualche nodo guidato dall’America. Sulla scena internazionale Trump sta facendo un favore alla Russia di Putin, che abilmente si sta insinuando in tutti gli spazi che l’isolamento di Trump sta lasciando liberi. E che questo fatto non sia proprio tanto rassicurante viene anche evidenziato dalla clamorosa denuncia fatta dall’ex vicepresidente di Obama Biden, che ha messo in guardia circa le capacità dimostrate da Putin di condizionare in qualche modo il processo elettorale dei paesi occidentali nel tentativo di destabilizzarli. Forte è stata la smentita dei vari Berlusconi e Salvini, che non possono comunque negare la loro dichiarata vicinanza al leader russo con le loro visite in Crimea nel pieno della crisi ucraìna. In questa difficile situazione interna ed esterna l’Italia si avvia alla campagna elettorale con tre poli che si confrontano mentre sembra che non conti nulla il fatto che i governi di centrosinistra ,avendo ereditato un paese con lo spread a 500 ed in piena crisi, lo stanno riconsegnando agli elettori con tutti i segni positivi di una ripresa, sia economica che su i dati del lavoro, pur insufficiente ma sicuramente accertata. Ci si augura che gli elettori non vogliano consegnare il governo del paese a chi aveva condotto l’Italia alla situazione del 2011 od a chi non ha saputo dimostrare di saper governare neppure le città, che gli sono state affidate. Il populismo di un rinnovato centrodestra a guida Salvini e il populismo confusionario ed inconcludente dei 5Stelle non sono la cura del paese bensì la sua malattia.