La manovra di Salvini e Di Maio
di Pierluigi Castellani
La cosiddetta manovra del popolo sta venendo finalmente alla luce. Dopo un lungo iter di dura trattativa tra i due partner di governo, di una altrettanto estenuante trattaviva con Bruxelles ed un breve percorso parlamentare, negli ultimi giorni dell’anno, con un ennesimo voto di fiducia, la Camera dei Deputati varerà il provvedimento legislativo. Infatti la prima caratteristica di questa manovra è che nasce nel più assoluto disprezzo del parlamento. Senatori e deputati hanno potuto conoscere solo all’ultimo momento il testo del provvedimento, anzi nel caso dei senatori lo hanno dovuto votare senza averlo neppure potuto leggere, perchè il testo è cambiato ogni volta che la Lega e i 5Stelle hanno ricontrattato l’entità delle risorse messe a disposizione per le rispettive bandiere elettorali dopo che Bruxelles ha imposto al presidente Conte di riscrivere i saldi finali per evitare una disastrosa bocciatura e l’inizio della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per eccessivo deficit. Infatti dopo aver recitato più di un “me ne frego” nei confronti dell’Europa il governo legapenstastellato è stato costretto a più miti consigli dall’andamento dei mercati, che ha fatto scendere le quotazioni di borsa e salire pericolosamente lo spread con quello che ne consegue. Ora il nostro paese si trova con una legge di bilancio 2019, che difficilmente raggiungerà gli obbiettivi prefissati, dato che le previsioni ivi previste sono basate sul raggiungimento dell’incremento del pil ad un più 1,5% quando tutti gli indicatori e gli osservatori internazionali prevedono che l’Italia potrà a fatica raggiungere uno scarso più 1%. E tutto questo perchè la Lega ed i 5Stelle hanno voluto a tutti i costi stanziare somme per la famosa quota 100 per le pensioni e per il reddito di cittadinanza che sono stati i punti programmatici con cui si sono presentati all’elettorato.
Ma quando gli elettori scopriranno, che saranno pochi i lavoratori che potranno usufruire del pensionamento anticipato perchè non conveniente e quando soprattutto al sud constateranno che del reddito di cittadinanza potrà usufruire una platea di cittadini ben inferiore ai 5 milioni ipotizzati, forse molti si convinceranno che non valeva la pena di ingaggiare una disastrosa guerra con l’Europa e far salire lo spread per una molto modesta misura assistenziale. Sì perchè la caratteristica di questa manovra è la visione di un paese per nulla intenzionato a crescere ed a svilupparsi; un paese di pensionati e di disoccupati assistiti non è proprio un’ Italia che vuole vincere le sfide del terzo millennio. La sacrosanta battaglia contro la povertà, che non si può cancellare per decreto come vorrebbe Di Maio, si combatte creando lavoro per tutti, perchè solo il lavoro può dare dignità alle persone e solo il lavoro, giustamente remunerato, può sconfiggere le ingiustizie sociali frutto di una globalizzazione selvaggia e non governata. Ebbene di tutto questo nella manovra del governo Conte non c’è nulla: non c’è sostegno alle imprese che assumono, non c’è l’abbattimento del costo del lavoro e non c’è la diminuzione della pressione fiscale, che anzi si aggraverà su imprese e banche e raddoppierà sul volontariato, vera perla questa di una mentalità statalista, che nulla coglie del grande valore sociale del mondo del terzo settore essenziale per garantire la coesione sociale e la solidarietà tra le genrazioni. L’ampliamento ( c’era già questa misura per una ristretta fascia di imprenditori) della cosiddetta flat tax per le mini imprese non farà altro che aumentare il numero delle partite iva e diminuire i lavoratori dipendenti con il conseguente aumento del lavoro nero. E così questa manovra ,che era stata salutata dal balcone di Palazzo Chigi, finisce con una disastrosa ritirata nei confronti di Bruxelles e con le annunciate proteste degli imprenditori, dei sindacati, dei pensionati e del mondo del volontariato, che, malgrado Salvini e Di Maio, sono quel vero popolo, che doveva essere l’autore della stessa manovra.