La scomparsa di Giovanni Galloni
di Pierluigi Castellani
Forse alle giovani generazioni il nome di Giovanni Galloni può non dire nulla, ma molto invece a quanti hanno vissuto la lunga stagione politica della seconda metà del novecento. Giovanni Galloni, morto all’età di 90 anni, lascia un lungo ricordo della sua appassionata battaglia politica iniziata giovanissimo nella resistenza e poi proseguita con quanti nella DC animarono la corrente dossettiana. Dopo l’uscita dalla politica di Dossetti Galloni , insieme a Ciriaco De Mita, Giovanni Marcora, Luigi Granelli, dette vita alla sinistra di Base, che contribuì a portare tutta la DC al centrosinistra. Quelli furono anni di duro confronto all’interno del partito a cui Galloni partecipò, sempre da protagonista, con la sua non comune capacità di analisi, la sua vivida intelligenza ed il suo disinteressato impegno per costruire una nuova fase della politica democristiana dopo quella del centrismo degasperiano. La lucidità della sua analisi degli avvenimenti politici degli anni 70 ed 80 e la sua attenzione ai processi di cambiamento della società italiana lo porteranno ad avvicinarsi ad Aldo Moro e, ricoprendo la carica di vicesegretario del partito ai tempi della segreteria Zaccagnini, fu costretto a vivere in prima persona il dramma del sequestro e dell’uccisione del leader DC. In tale veste fu chiamato a collaborare al comitato di crisi costituitosi per l’occasione al Ministero dell’Interno. Un comitato che rivelò tutta la propria inconcludenza, tanto che Galloni nel suo libro “ 30 anni con Moro” non esitò a dipingerlo come probabilmente inquinato dalla loggia P2 e da servizi segreti anche esteri. Tanto che in un suo intervento del 1981 Galloni non mancò di riconoscere che “ una intelligenza diabolica non avrebbe potuto individuare con maggiore precisione in quel momento storico, il punto nevralgico su cui mettere in crisi l’intero sistema politico italiano e piegare la resistenza dello Stato democratico”. Docente universitario Galloni fu poi Ministro della Pubblica Istruzione e vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura non mancando mai di contribuire con la sua lucidità al confronto politico nel paese. La sua era una adesione convinta alla politica come servizio, come naturale impegno di quel cattolicesimo democratico che dopo Dossetti fu incarnato da Aldo Moro e dalla sua stagione del confronto. Anche dopo aver lasciato la politica attiva e dopo la fine della DC Galloni continuò con le sue idee ad animare il dibattito politico dando vita ad una rivista, che volle intitolare “Nuova Fase” pensando proprio a quella fase che l’ultimo Moro aveva preconizzato. La morte di Galloni sembra suggellare definitivamente quella stagione politica fatta di grandi ideali ed animata sempre dalla elaborazione di idee anziché dalla pura conquista del potere. Lascia però un grande rimpianto per quella idea di politica che ha generosamente animato una irripetibile stagione, che ha consolidato e fatta grande la nostra democrazia.