La terra trema ancora
di Pierluigi Castellani
Le scosse che stanno ora drammaticamente colpendo Norcia e l’Umbria non fanno che riaprire una ferita ,che già la scossa del 24 agosto u.s. aveva inferta anche alla nostra regione. La Valnerina sta reggendo in modo soddisfacente rispetto alla drammaticità che ha investito Amatrice, Accumoli ed Arquata del Tronto ,ma le lesioni al suo patrimonio artistico e culturale e la devastazione che ha colpito San Pellegrino, il Castelluccio ed altre realtà pongono decisamente all’attenzione di tutto il paese anche la nostra regione. E’ pur vero che il patrimonio abitativo ha subito lesioni decisamente inferiori a quelle che si sono registrate nel Lazio e nelle Marche, e questo lo si deve alla ricostruzione attenta che si è fatta dopo il sisma del 79 e quello del 97, ma ora c’è da rilevare che insieme ai danni alle Chiese ed alle abitazioni sta emergendo l’allarme per le ferite che stanno colpendo l’economia di quella zona, fatta di turismo , di allevamento di ovini, bovini , suini e di lavorazione e trasformazione di prodotti alimentari. E’ per questo che va decisamente richiamata all’attenzione delle istituzioni la situazione di questa parte importante della nostra regione, che già nel suo complesso sta ancora scontando la forte crisi iniziata nel 2008. Non ci sono dubbi che il Governo nazionale e le altre istituzioni risponderanno, come già sta avvenendo, positivamente alle richieste delle popolazioni colpite. La stessa puntuale nomina del commissario alla ricostruzione nella persona di Vasco Errani fa bene sperare. Errani infatti con la sua lunga esperienza di saggio e competente amministratore e di commissario alla ricostruzione della sua regione, l’Emilia Romagna, che ha di recente subito un devastante evento sismico, è persona che garantisce efficacia di intervento e trasparenza. E lo si è visto già al lavoro anche nella nostra regione. Ora infatti inizia una nuova fase dopo l’emergenza. Occorre provvedere ad una casa, sia pure provvisoria, per affrontare l’inverno a quanti non ne hanno più una, e poi ci sarà la necessità dell’approntamento della normativa necessaria e della ricerca delle risorse per affrontare la ricostruzione “dove era e come era” per non disperdere il valore di comunità solidale, che quei paesi e quegli agglomerati abitativi hanno per secoli rappresentato per le comunità colpite dal terremoto. E’ bene anche ricordare la positiva esperienza che è stata fatta in occasione dei terremoti del 79 e del 97. In quelle occasioni, sia i legislatori nazionali che regionali, hanno avuto una grande attenzione per le richieste delle popolazioni. Si può dire che per quegli eventi la normativa, nazionale e regionale, è stata costruita in perenni incontri con gli amministratori e con le popolazioni interessate, cercando di dare risposte normative adeguate per situazioni non sempre uguali. Basti pensare all’intreccio di diverse proprietà che insistono sui tanti immobili degli agglomerati dei paesi di montagna e la diversità di quei moduli abitativi. Ci sono volute spesso stratificazioni di secoli per raggiungere la particolare consistenza paesistica di quelle località. Ebbene quella passata esperienza va oggi valorizzata e seguita se si vuole far rinascere quel territorio con il pieno consenso delle popolazioni, che fino ad ora lo hanno custodito . E poi va affrontato con decisione il tema della prevenzione. Una terra che ha subito,dal 70 in poi, tre eventi sismici rilevanti e che ne conta altri nella sua millenaria storia deve porsi il problema della messa in sicurezza del suo patrimonio immobiliare. Si tratta di salvare vite umane e di salvaguardare l’enorme patrimonio artistico e culturale. Bene ha fatto il presidente Renzi a lanciare il progetto di Casa Italia. Intorno a questo progetto ne va costruito una anche per la nostra regione. Occorrono risorse pubbliche e private, ma non è più rinviabile l’esigenza di un adeguamento antisismico di questo patrimonio. C’è bisogno anche di una rivoluzione culturale cui debbono contribuire istituzioni pubbliche e private, tecnici ed anche imprese del settore. Per rilanciare l’edilizia non si può consumare altro territorio, ma restaurare e mettere in sicurezza quanto già esiste significa dare un significativa spinta alla nostra economia.