L’autonomia delle regioni del nord
di Pierluigi Castellani
Tra i punti di divergenza tra la Lega di Salvini ed i 5Stelle c’è anche la cosiddetta autonomia rafforzata per le regioni del Nord che l’hanno richiesta e che sono tutte ( Lombardia e Veneto) a guida leghista. La richiesta è stata avanzata anche dalla regione Emilia Romagna ma per materie più circoscritte. Così da una parte Salvini è pressato dai due presidenti leghisti, Fontana e Zaia, e per non tradire il suo fedele elettorato del nord è stato costretto a rispolverare, sia pure con diversi toni, la vecchia bandiera federalista della Lega Nord. Dall’altra Di Maio, che vuole ben tenere a bada i voti del sud dove ha fatto il pieno nelle elezioni del marzo dello scorso anno, usa la tattica del rinvio per approfondimenti nel timore che in questo modo l’Italia si spacchi in due e vengano decurtati i fondi perequativi ,che ora vanno alle regioni del sud. Perchè il tema è nobilitato dalla richiesta di maggiore autonomia come prevede l’art.116 della Costituzione, ma la vera materia del contendere è il surplus fiscale delle regioni del nord, che pretendono di mantenere sul proprio territorio almeno il 90% del gettito fiscale di cui queste regioni sono contribuenti attive nei confronti dell’intero territorio nazionale. Del resto è evidente che il gettito fiscale è maggiore laddove c’è più lavoro e più ricchezza e quando i due presidenti, Fontana e Zaia, reclamano di trattenere nel loro territorio buona parte delle maggiori entrate ,che le loro regioni versano allo stato, non fanno che riprendere i vecchi slogan della Lega di Bossi quando con enfasi si scagliava contro “ Roma ladrona”. Ci sarebbe da chiedersi quanto questa battaglia politica intrapresa dai leghisti Fontana e Zaia sia coerente con l’impostazione data da Salvini alla sua lega italiana e con il tentativo di sfondamento al sud ,che sta perseguendo, avendo abbandonato i panni del secessionista ed indossato quelli del sovranista. Infatti il sovranismo è tale se si basa sul nazionalismo e quindi sulla esaltazione dell’intero territorio nazionale, ma a ben vedere la coerenza non è tra le doti migliori del leader leghista del resto uso ad indossare felpe di colore diverso a seconda del momento. Caso mai questa incoerenza dovrebbe illuminare gli elettori del sud, che stanno dando, almeno secondo i sondaggi, nuovi consensi ad una forza politica ,che sotto la maglia sovranista ancora indossa quella del federalismo e dell’antico mito bossiano della padania. Ma è bene ricordare che in ogni caso l’art.116 della Costituzione, che prevede la cosiddetta autonomia rafforzata, è comunque vigente e che , così modificato, fu introdotto in occasione della modifica del titolo V della Costituzione nel 2001 dal centrosinistra, certamente in un altro clima politico quando in tutte le forze politiche si viveva un certo fervore per il federalismo. E’ tuttavia opportuno ricordare che l’art.116 non parla di diversa ripartizione di entrate fiscali, ma solo di dare alle regioni, che lo richiedano, maggiore autonomia per i loro territori secondo il principio di sussidiarietà per il quale i problemi vanno gestiti il più possibile vicini al luogo dove nascono soprattutto per dare maggiore efficienza ai servizi che ne derivano. Per cui se ci sono regioni più capaci e meglio attrezzate è giusto mettere alla prova la loro efficienza anche per stimolare le altre a seguirle. Ma invece la richiesta della Lombardia e del Veneto nasconde ben altro, nasconde l’antica ritrosia del nord ad aiutare il sud con la rottura della solidarietà nazionale, questo sì un vincolo che dovrebbe valere per tutti gli italiani e soprattutto per coloro che si dichiarano sovranisti.