L’Emilia Romagna a Bonaccini (Pd), la Calabria a Santelli (Fi)
di Pierluigi Castellani
Un osservatore superficiale potrebbe definire sbrigativamente un pareggio il risultato delle elezioni in Emilia Romagna ed in Calabria, ed invece con tutta evidenza così non è. Non solo per il diverso peso demografico ed economico di una regione come l’Emilia rispetto alla Calabria, ma soprattutto perché è stato proprio il centrodestra, con a capo Salvini, a fare dell’Emilia Romagna un test elettorale nazionale tanto da preannunciare che sarebbe stato l’ “avviso di sfratto” per il governo Conte. Si possono trarre quindi alcune brevi considerazioni, che vedono in primo luogo il riemergere del bipolarismo centrosinistra-centrodestra, che sembrava archiviato dopo l’entrata in scena dei 5Stelle. Il movimento di Grillo invece è sull’orlo dell’implosione. E’ prevalsa la volontà di presentarsi da soli comunque nelle due regioni quando c’erano tutte le ragioni per allearsi con il Pd o per non presentarsi affatto in vista di una loro tanta annunciata riorganizzazione. E così in Calabria si trovano al di fuori del consiglio regionale senza rappresentanti ed in Emilia Romagna sono al di sotto del 5% in una regione dove il movimento è nato con le sue piazze del vaffa.
Ed in questo caso non può essere fatta valere la scusante ,che sarebbero stati penalizzati dall’alleanza con il Pd come avvenuto in Umbria. La verità sta invece nel fatto che il populismo, che ama definirsi né di destra né di sinistra insieme ai non brillanti risultati laddove ha governato, ha acuito la mobilità del loro elettorato tornato in fuga verso altri lidi. Il centrodestra invece con l’indubbio successo della Santelli in Calabria può certamente gioire, come lo fa Berlusconi anche se si guarda bene dal commentare il pessimo risultato di FI in Emilia, che connota il partito berlusconiano come una forza con radici nel sud ma tradito dall’elettorato del nord, che in un primo momento si era lascito lusingare dalla suggestione di quel partito liberale di massa prima preconizzato. E Salvini che aveva scommesso tutto sull’Emilia si ritrova ora con un governo Conte rafforzato e con il certo prolungarsi della legislatura, mentre aveva sperato di costringere il Capo dello Stato ad assecondarlo nella prospettiva delle elezioni anticipate. Chi può aggiudicarsi una mezza vittoria è la Meloni con il suo FDI molto al di sopra in Emilia a FI, ma questo non fa che definire tutto il centrodestra come una forza chiaramente di destra, dominata dal verbo populista e sovranista dal duo Meloni- Salvini, che ha chiaramente messo in un angolo Berlusconi nonostante la sua Santelli sia divenuta ora Presidente della Calabria. Certamente Zingaretti può dichiararsi soddisfatto perché il ritorno del bipolarismo fa inevitabilmente del PD l’indispensabile forza intorno a cui aggregare il nuovo centrosinistra per competere con il centrodestra a guida salviniana. Ma attenzione, ci sono alcune cose che debbono far riflettere Zingaretti ed il PD. In Emilia la vittoria più che del PD, che comunque si rivela il maggior partito in tutte e due le regioni in cui si è votato, è di Bonaccini, che si avvalso soprattutto della sua figura di ottimo amministratore con una campagna elettorale tutta incentrata sui problemi concreti di una regione, che è stata ben governata , che può vantare la disoccupazione al 5%, una rete integrata di servizi efficienti ed il più alto pil delle regioni del nostro paese. Del resto lo stesso Zingaretti aveva compreso e rispettato il desiderio di Bonaccini di camminare da solo ed è rimasto relegato sullo sfondo. E poi c’è il fenomeno delle sardine, che certamente hanno contribuito alla mobilitazione generale per contrastare il sovranismo populista di Salvini. La loro capacità di animare e riempire le piazze ha certamente stimolato non pochi disillusi a tornare al voto e quindi a contribuire alla sconfitta di Salvini. Ora si attende di capire che tipo di rapporto il partito di Zingaretti intenda costruire con il fenomeno nuovo rappresentato dalle sardine senza tentare di fagocitarle e con gli amministratori impegnati sul territorio come Bonaccini e quali contorni verranno definiti al progetto di un partito nuovo di cui Zingaretti ha parlato e che dovrebbe essere in grado, per contrastare il sovranismo della destra, di aggregare tutte le forze migliori della società italiana interessate ad un unico disegno riformista.