L’ipocrisia dei coccodrilli
di Pierluigi Castellani
Ora che sembra avvicinarsi il traguardo di una nuova legge elettorale con l’intesa tra le forze politiche più rappresentative si assiste al diffondersi nei più diffusi quotidiani ed in alcuni mezzi di comunicazione di allarmate dichiarazioni sui danni che provocherebbe una legge elettorale a modello tedesco. E’ pur vero che la legge elettorale tedesca è una legge sostanzialmente proporzionale con una soglia di ingresso del 5%, che avvantaggerebbe i partiti maggiori, ma il parlare di un ritorno agli anni della prima repubblica paventando il ritorno alla palude parlamentare ed a maggioranze che si creerebbero dopo le elezioni e non già con trasparenti alleanze prima del voto fa proprio pensare ai coccodrilli che piangono dopo aver compiuto il misfatto. Non si può infatti non andare con la memoria a quanto avvenuto nel confronto politico prima del referendum del 4 dicembre. Coloro che oggi lamentano il ritorno alla palude sono spesso proprio quanti hanno contribuito al prevalere del no con i loro distinguo sulla riforma costituzionale prefigurando in alcuni casi il pericolo di derive autoritarie. Allora fu detto con chiarezza che una bocciatura della riforma e della legge elettorale italicum avrebbe riportato l’Italia alla palude parlamentare con la conseguente incertezza sulla durata dei governi, frutto inevitabile di intese postelettorali e di reciproche convenienze.
Fu chiaramente avvertito che il paese non aveva bisogno di un ritorno al passato troncando la strada delle riforme. Ma questi avvertimenti rimasero inascoltati e la prevalenza dei no alla riforma ha consegnato il paese alle difficoltà che oggi registriamo. Pertanto è veramente ipocrita oggi piangere sul latte versato ed ora, che la maggior parte delle forze politiche ad esclusione del PD, non consentono il varo di una legge elettorale di stampo maggioritario il PD e Matteo Renzi non possono che prendere atto della realtà e cercare di approvare una riforma con il più largo consenso possibile, rispondendo in questo modo anche l’appello del Presidente della Repubblica. E che ci sia un largo consenso lo sta a dimostrare l’intesa che si sta profilando tra PD, 5Stelle, FI, Lega, che rappresentano la stragrande maggioranza del parlamento. Certamente poi ognuno può conservare in cuor proprio l’amarezza per una legge elettorale che dopo la chiusura dei seggi non consente ai cittadini di sapere chi ha vinto o perso le elezioni e che i risultati che verranno acquisiti con ogni probabilità daranno vita a governi risultato di alleanze non omogenee, che non si sa con quanto vigore potranno affrontare i problemi del paese. Ma questa è la democrazia, questo è il risultato della bocciatura della riforma costituzionale avvenuta il 4 dicembre scorso. Ecco perché suonano false le tante recriminazioni per l’intesa che si sta profilando ed ipocrita appare chi rilancia perché si faccia una legge elettorale diversa da un modello sostanzialmente proporzionale, pur sapendo che nell’attuale parlamento questo non è possibile. Che poi l’intesa sia frutto anche di reciproche convenienze è del tutto evidente.
Berlusconi che sa di non aver più il consenso del passato vuole una legge elettorale che gli consenta poi di far pesare il proprio gruzzolo parlamentare per rimanere al centro della scena. I 5 Stelle sembrano oramai orientati a non coltivare ambizioni di governo dopo l’esperienza di Roma, consapevoli che possono mantenere la loro forza solo giocando quanto è più possibile all’antisistema ed all’opporsi comunque ed a chiunque con i loro “vaffa”. La lega di Salvini infine non può smentirsi dopo aver affermato che avrebbe votato qualunque legge elettorale purchè poi si vada quanto prima al voto. Anche Renzi dopo aver proposto invano modelli maggioritari come il ritorno al Mattarellum, anche nell’ultima versione proposta dal capogruppo Rosato, non può che prendere atto della situazione ed apparire come colui che riesce a coagulare un’intesa tra maggioranza ed opposizione come è nei desideri del Capo dello Stato. Restano fuori in dissenso i gruppi centristi temendo di non riuscire a superare ,la soglia del 5%. Ma abbassare questa soglia sarebbe veramente tornare alla prima repubblica e consentire un’ulteriore frammentazione dell’offerta politica quando invece tutto fa pensare che sia proprio necessario il contrario. Assicurare la pura e proporzionale rappresentanza senza cercare di assicurare anche la governabilità non è certamente l’esaltazione della democrazia bensì la sua degenerazione. Se la democrazia non riesce ad assicurare la governabilità dei paesi e quindi a dare risposte alle concrete esigenze dei cittadini rischia di preparare la strada, come la storia ci insegna, alla sua negazione.