Lo sciopero generale del 12 dicembre. Perché?

di Pierluigi Castellani

La decisione della CGIL e dell’UIL di dichiarare lo sciopero generale per il 12 dicembre pone qualche interrogativo alla politica ma anche al sindacato. Lo sciopero è stato ufficialmente dichiarato contro la riforma del mercato del lavoro per la quale si è già avuta la manifestazione nazionale della CGIL e contro la legge di stabilità, ora all’esame del Senato. Il jobs act,come si sa, è stato già approvato definitivamente dal parlamento e se ne attendono i decreti attuativi, mentre la legge di stabilità, tutt’ora in itinere , può avere ragionevolmente ancora qualche modifica. Ed allora lo sciopero quale obbiettivo ha? Infatti è difficile pensare che la legge di riforma del mercato del lavoro possa avere qualche modifica ora, mentre nei confronti della legge di stabilità i sindacati, che hanno proclamato lo sciopero, rivendicano una mancanza di iniziative a favore della ripresa economica e del lavoro. Sarebbe certamente sbrigativo rispondere al sindacato che oramai la partita sul jobs act sembra chiusa, almeno per il momento, e che la legge di stabilità, che prevede una riduzione delle tasse sul lavoro, la conferma per i prossimi anni degli 80 euro per i 10 milioni di lavoratori che già ne hanno goduto nel 2014, la decontribuzione per tre anni per tutti i nuovi assunti, il bonus bebè a favore della natalità, è la prima legge di stabilità che va proprio in direzione dello sviluppo e del lavoro. Sbrigativo perché non terrebbe conto del disagio sociale che c’è e dell’indice di disoccupazione al 13%, al livello più altro in questi ultimi anni.

C’è però da chiedersi se lo strumento dello sciopero generale in un momento di stagnazione economica, come l’attuale, sia lo strumento più adatto per far valere la voce dei lavoratori. C’è stato pochi giorni fa uno sciopero di tutti gli statali indetto dalla CISL e non sembra che abbia segnato un qualche successo, tenuto conto che in un momento in cui il paese non cresce è difficile sostenere che debbono crescere i salari del pubblico impiego ancorché fermi contrattualmente da sei anni, così è difficile che la forza offensiva di uno sciopero generale in un momento di stagnazione dei consumi e della produzione possa cogliere nel segno. E questo va detto con grande rispetto dei lavoratori che scioperando vogliono far valere i propri interessi e le proprie idee, rinunciando inoltre volontariamente ad una giornata di stipendio. C’è insomma da chiedersi se ancora l’arma dello sciopero in un momento in cui non ferisce concretamente gli interessi della controparte sia adeguata.

Questa riflessione dovrebbero farla anche i dirigenti sindacali se non vogliono ridurre ad un appuntamento di routine lo strumento dello sciopero ,che pure costa ai lavoratori che vi aderiscono. Una riflessione sulle dinamiche presenti nella società globalizzata di oggi dovrebbe condurre ad un ripensamento complessivo degli strumenti di lotta sindacale, in una società dove non domina più il fordismo bensì il flusso dei capitali, che non ha barriere nazionali, ed è mosso da una finanza che non risponde ad alcun potere se non quello del tornaconto economico. Ed allora i lavoratori non hanno più possibilità di combattere per difendere i propri interessi? A questa domanda la risposta non può che essere positiva se non si dimentica il contesto in cui ci troviamo e le dinamiche che organizzano oggi il mondo del lavoro. In primo luogo c’è infatti la politica, ci sono le aule parlamentari, i mille luoghi della democrazia, purché vengano difesi ed ampliati, ci sono inoltre i tanti momenti di contrattualizzazione sia a livello nazionale che aziendale. Il sindacato deve fare una riflessione su questi temi se non vuole trovarsi spiazzato da chi, imprenditore, in un momento di calo della domanda approfitta dell’occasione offerta dallo sciopero per diminuire la produzione e quindi smaltire il magazzino o dal lavoratore che poi , sfiduciato, non aderisce trovando lo strumento non più adeguato. E’ per questo che ,con tutto il rispetto per chi scende in piazza il 12 dicembre, rimane sospeso l’interrogativo sui perché di questo sciopero generale .

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