Macroregioni: maneggiare con cura

di Pierluigi Castellani

Il dibattito sul riordino territoriale delle regioni, posto dalla riforma costituzionale in itinere, si sta diffondendo in Umbria impegnando, a vario titolo, politici e studiosi. Ma suscitando anche qualche preoccupazione. Basta leggere il dibattito che in proposito si sta sviluppando nel ternano così come riportato nella pagina di Terni del Messaggero del 6 marzo. Si legge infatti quanto riferito al Prof. Luca Diotallevi, che , secondo il Messaggero, avrebbe sostenuto che “ la città dell’acciaio non deve per forza seguire Perugia, anzi. Secondo Diotallevi ,infatti, per Terni è arrivata finalmente l’occasione per liberarsi dalla “Regione di Perugia”. “ Terni – ha scritto il professor Diotallevi – non può muoversi a rimorchio di Perugia. Diversi gli interessi territoriali, le prospettive di sviluppo,le aree di attrazione territoriale: quello che va bene per il sistema Perugia non va bene per il sistema Terni””. Questa tesi sarebbe poi collimante con la cosiddetta Civiter (Civitavecchia Viterbo Terni). “ Terni da sola non ce la può fare – è la tesi dell’assessore alla cultura del comune di Terni Giorgio Armillei -, anche se rappresenta il centro di un’area integrata di 180.000 abitanti, la decima dell’Italia centrale, tra le prime 50 del paese. Ecco il senso delle proposte di rete, come quella del progetto Civiter, un’area a potenziale integrazione di 900.000 abitanti.” Perchè queste tesi destano preoccupazione ? Perchè renderebbe vano quanto finora è stato il vero prodotto di questi 46 anni di regionalismo umbro e cioè la creazione di una identità e di una cittadinanza umbra. Si tornerebbe alla sterile contrapposizione tra Perugia e Terni con l’inevitabile ed incontrollabile ripresa di campanilismi, che renderebbero più debole l’intero territorio regionale di fronte ad un eventuale ridisegno delle regioni se si dovesse passare da 20 a 12 come qualche progetto prevede. Ecco perché queste tematiche vanno maneggiate con cura ed è per questi motivi che un disegno a tavolino delle regioni è pericoloso, mentre è assolutamente necessario passare per una fase di sperimentazione, che inizi dalla integrazione dei servizi tra regioni contermini come sembra vogliano fare i tre presidenti delle regioni Umbria, Marche , Toscana. Il dare sfogo alla libera fantasia non porta da nessuna parte, né è ipotizzabile un ridisegno dei territori fatto solo per salvaguardare questa o quella posizione di rendita precostituita. L’Umbria dal 1970 ha tentato di essere non più solo un’espressione geografica. Si sono create solidarietà, si è sviluppata una cultura del territorio, che ha visto collaborare insieme le due province, è insomma nata una cittadinanza umbra. Buttare a mare quanto si è creato fino ad ora può essere estremamente pericoloso.

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