Non dimenticare il terremoto

di Pierluigi Castellani 

Con la ripresa delle lezioni a Norcia e negli altri centri colpiti dal sisma si può dire che è iniziato un periodo di ripresa,non già della normalità perché per questo ci vorrà ancora tempo, ma di una vita che vuole riaffermare l’identità delle comunità e che vuole dare un segnale di speranza e di futuro a quelle zone. Ma ancora però lo sciame sismico non è terminato, mentre si fa la conta dei danni che sono ingenti non solo al patrimonio edilizio ma anche alle attività commerciali, turistiche ed agricole. Ci vorrà del tempo perché la ripresa economica di questi territori segni indici di pregevole apprezzamento. Per ora queste attività sono al collasso anche se la voglia di rialzarsi e di continuare è presente in tutti gli operatori. Ora però sta arrivando l’inverno e con l’inverno il freddo e la neve e in questo modo è più problematico il reinsediamento umano degli sfollati, che attendono l’approntamento dei container prima delle casette di legno, preannunciate soltanto per la primavera. Insomma mentre non si placa la paura ed il disorientamento c’è molto da fare per dare tranquillità alla popolazione e consentirle di tornare ai paesi di origine. Se non si consente la possibilità di un rapido reinsediamento si rischia di perdere il senso di comunità e di solidarietà che ha sempre contraddistinto queste popolazioni. Senza questo non potrà esserci il recupero dell’identità ed anche la voglia di riprendere la strada dello sviluppo. Norcia, Preci, Cascia debbono tornare a vivere ed a costituire quel necessario presidio umano per la salvaguardia di un territorio ricco di bellezze, di tesori artistici e di millenarie tradizioni. Non bisogna lasciare che si distenda l’oblio su questi problemi, che rimangono vivi ed urgenti. Solidarietà queste zone ne hanno avuta tanta nel momento del frangente dell’emergenza. Ora inizia una fase dura ed impegnativa, che deve vedere tutti lavorare per la rinascita di quel territorio. Non si può parlare di Umbria senza la Valnerina, senza quello che significa spiritualmente ed ambientalmente. La civiltà monastica che ha costruito la prima Europa è partita da lì, lì tutti dobbiamo tornare se vogliamo considerarci ancora umbri, italiani ed europei. Tutto deve essere fatto perché riparta la vita in quel territorio, perché venga ricostruito il patrimonio artistico e culturale, che ha sempre contraddistinto la carta di identità della Valenerina, e si salvaguardi il patrimonio abitativo e le attività economiche che debbono riprendere a produrre benessere e ricchezza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.