Riflessioni sul Pd e sull’Umbria

di Pierluigi Castellani

C’è ancora il PD in Umbria? E’ una domanda che appare retorica perché i democratici ancora governano alcuni comuni e rimangono forti nella zona del Lago Trasimeno, ma hanno perduto le città più importanti ed oramai nella regione sono all’opposizione di una giunta a guida leghista, che  ancora deve far capire come intende muoversi sui più importanti nodi che affliggono l’Umbria. L’Umbria ha un’economia stagnante, come dicono tutte le rilevazioni pubblicate di recente, risente negativamente del suo gap infrastrutturale sia materiale che immateriale. La mobilità  regionale e interregionale soffre per le difficoltà che incontra la ferrovia centrale umbra il cui ammodernamento non è ancora del tutto completato e i tentativi della regione di sollecitare l’attenzione di Trenitalia non hanno dato i risultati sperati. Muoversi da Perugia su Roma e su Milano incontra difficoltà come rimane ancora incerto il futuro dell’ aereoporto di S. Egidio e le nostre eccellenze nel campo dell’istruzione superiore preparano giovani umbri costretti in molti casi a trovare lavoro fuori della regione. Così pure rimane ancora al palo la ricostruzione nelle zone colpite dal terremoto del 2016 nonostante i continui appelli dei sindaci per il disagio delle popolazioni e per il pericolo di delocalizzazione delle imprese, che in quelle zone vivevano. Non è un problema di risorse, perché le risorse ci sono, ma la macchina della ricostruzione non ingrana per le difficoltà e le incertezze contenute nelle numerose normative di leggi ed ordinanze, che nel frattempo sono state sfornate. In Umbria c’è stato un modello già positivamente sperimentato, quello del sisma del 1997, ma nessuno sembra volerlo prendere a modello. Ebbene di fronte a tutto questo dopo le elezioni del 27 ottobre il Pd deve ancora riflettere sulla sconfitta subita. Non si ha infatti notizia di alcuna  riunione convocata, a livello regionale, per dare voce ai militanti ed ai dirigenti ancora rimasti in piedi dopo il commissariamento del partito. Si annuncia la celebrazione del congresso regionale, ma non si conosce la composizione dell’organo che dovrà presiedere al suo regolare svolgimento, mentre si avvertono forti malumori e si alzano voci critiche da parte di militanti insofferenti dell’inerzia in cui il Pd umbro sembra piombato. Neppure la costituzione del nuovo governo gialloverde sembra aver rianimato quanti ancora credono, che solo intorno al Pd ed a un nuovo ricostruito centrosinistra sia possibile offrire agli elettori un’alternativa al populismo sovranista, che al momento domina la scena politica italiana ed umbra. Le amministrazioni di centrodestra a guida leghista, che ora governano le città umbra, non stanno dando buona prova di sé. Occorre che il centrosinistra faccia sentire la propria voce, preferibilmente unanime, che costruisca una piattaforma politica alternativa alla destra, ma tutto questo non sembra avvenire. Sono silenti anche le altre forze dell’area di centrosinistra presenti nella regione e il civismo, tanto attivo nella fase preelettorale, sembra aver perduto la spinta al rinnovamento, che lo aveva contraddistinto. I riferimenti nazionali del Pd e dei suoi alleati sono troppo occupati a Roma con i problemi del governo per pensare ad una piccola regione come l’Umbria. E Zingaretti dopo il repentino commissariamento del Pd umbro ha trovato il tempo per valutare quanto avvenuto dopo quel suo intervento? Ha intenzione di dare ascolto a tutte le componenti  umbre del Pd, soprattutto a quelle che si sono sentite emarginate dopo quell’intervento ?