La scuola è “buona”. Ma può migliorare
di Donatella Porzi
Il nuovo anno scolastico si è avviato come sempre registrando stati d’animo, sensazioni ed emozioni che toccano le sfumature più diverse. C’è chi gioisce per una nomina in ruolo o per l’incarico annuale e chi si rattrista per la perdita di un posto e per il conseguente trasferimento, chi si emoziona per il primo giorno di scuola del proprio figlio e chi spera che tutto finisca al più presto per passare al mondo del lavoro, chi prova timore per le nuove esperienze da affrontare passando da un grado scolastico all’altro….
Il nuovo progetto del Governo “La buona scuola” rappresenta una forte speranza e sicuramente testimonia il grande senso di responsabilità di chi, pur in un momento di grande crisi, intende investire sulla formazione e sull’istruzione, considerando questi due elementi le basi importanti da cui partire per un nuovo rinascimento. Certo si è dimostrato coraggio, questi investimenti silenti richiedono sforzi, risorse e non danno risultati nell’immediato.
Purtroppo però, mentre aspettiamo speranzosi i provvedimenti che potrebbero stravolgere, semplicemente “normalizzandolo”, il mondo della scuola, si registrano delle situazioni che con un po’ più di attenzione e programmazione da parte del Ministero potrebbero evitare situazioni di grande disagio. Non sarebbe possibile calendarizzare le nomine per gli incarichi annuali e per le supplenze in modo tale che tutti i ragazzi ai quali viene riconosciuto il sostegno il primo giorno di scuola trovino i loro insegnanti ad accoglierli per iniziare insieme sin dall’inizio il percorso scolastico? Troppi ancora i casi, spesso anche difficili, di bambini e ragazzi che magari proprio nelle fasi delicate del passaggio da un grado scolastico all’altro, sono assistiti da personale che nel giro di qualche giorno cambierà. Per i bisogni speciali c’è bisogno di attenzioni particolari.
Anche sulla questione delle deroghe il Ministero poteva procedere ad una distribuzione più equilibrata, non c’è proporzione nel paragonare la nostra Umbria che ha ricevuto 25 deroghe alle Marche, a cui ne sono andate160.
Molte delle richieste giunte dal territorio potevano trovare una risposta, basti pensare alle sezioni del serale di Città di Castello e di Giano dell’Umbria, o alle classi quarte di due diversi indirizzi di un Liceo a Spoleto che sono state accorpate. L’istituzione di un’altra pluriclasse in territorio particolare come quello della Valnerina può rappresentare un pericolo rispetto al rischio di vedere le classi svuotate per trasferimenti irreversibili verso mete più stabili. Non si è potuto concedere a Norcia l’istituzione di corsi articolati, penalizzando i ragazzi che vivono in questi territori ai quali dovremmo garantire il modo di potersi realizzare anche attraverso percorsi scolastici che li soddisfino. Non si è potuto sdoppiare qualche classe troppo numerosa per facilitare il rapporto insegnante/alunno. Insomma tante le problematiche a cui non si è potuto dare risposta, anche se serietà la scuola umbra l’ha dimostrata, adempiendo nei tempi e nei modo richiesti al Dimensionamento.