Una politica senza respiro

di Pierluigi Castellani

E’ sempre più evidente, che nel nostro paese sta venendo meno una politica, che non sia schiacciata sul presente e che invece riesca ad alzare lo sguardo oltre gli immediati interessi di conquista del consenso implacabilmente registrati dalla quotidiana sondaggistica di cui le forze politiche sono sempre più prigioniere. E’ difficile anche comprendere quanta strada abbia davanti a sé il governo Conte bis stressato com’è dalle continue punzecchiature di Matteo Renzi, che pur di riprendersi la scena in modo ondivago assicura che la legislatura durerà fino al 2023 per poi non mancare di attaccare il presidente Conte, facendo balenare la possibilità di una sua sostituzione. Ma alla vita del governo non giovano neppure le continue impuntature dei 5Stelle, che pur di piantare qualche bandierina non arretrano di un millimetro sulla riforma della prescrizione del ministro Bonafede , che pure ha pochissimi estimatori tra coloro, che quotidianamente si occupano di giustizia come magistrati, avvocati e docenti di diritto. Non importa più cercare di risolvere nel modo migliore i problemi del paese. Quello che sembra interessare certa politica è assicurare di intestarsi qualche obbiettivo, che spesso non ha nulla a che vedere con l’interesse generale del paese.

Infatti quanti sono gli italiani interessati ad una continua battaglia sulla prescrizione e quanti , fatte salve le necessarie pesanti condanne per i responsabili della tragica vicenda del ponte Morandi, alla precipitosa revoca delle concessioni autostradali con il rischio di un lunghissimo contenzioso, di cospicui indennizzi a carico dell’erario e con la probabile paralisi  del settore? Credo molto pochi siano gli italiani disposti ad assistere ancora una volta a roboanti annunci dal balcone di Palazzo Chigi senza che i concreti interessi dei senza lavoro, delle imprese costrette a registrare un calo della produzione industriale, dei pensionati vengano concretamente affrontati con soluzioni, che producano anche attese e speranze. Sembra di assistere ad una continua diffusione di proclami, di annunci, di paure con l’unico intento di distrarre l’opinione pubblica perché non si accorga della povertà di una politica senza  respiro e senza uno sguardo lungo sul futuro del paese. In queste sabbie mobili in cui oggi si trovano le forze politiche  non mancano poi le sorprese, le improvvise sortite di qualche leader in cerca di visibilità. Così è avvenuto con l’iniziativa della Meloni, leader di FDI, con la proposta della elezione diretta del Presidente della Repubblica e da ultimo con quella di Matteo Renzi con la elezione diretta del premier, il cosiddetto sindaco d’Italia ( copyright, per gli smemorati, di Walter Veltroni ).   Sono veramente questi i problemi dell’Italia in questo momento ? A chi giova tirare fuori queste proposte nella difficile situazione attuale, quando tutte e due queste iniziative necessitano di una riforma costituzionale, che ha tempi lunghi e che per andare in porto ha bisogno, quanto meno, di un clima politico più disteso in cui maggioranza ed opposizione non si accapiglino continuamente. Qui non si tratta di uno sguardo lungo ma di una vera e propria fuga in avanti per distrarre l’elettorato dai problemi immediati che ha di fronte. Non che non ci sia bisogno di un ammodernamento delle nostre istituzioni, ma questo deve avvenire senza, ad esempio, buttare nel cestino, come avverrebbe con le proposte della Meloni e di Renzi, l’impianto parlamentare della nostra democrazia, che, non dimentichiamo, ha fino ad ora assicurato settant’anni di libertà e di pace al nostro paese. E poi l’occasione c’è stata con la riforma costituzionale del governo Renzi, che ammodernando i nostri meccanismi istituzionali  non abbandonava però la via maestra della democrazia parlamentare. Ma quella riforma sappiamo bene come è finita. Il popolo italiano l’ha bocciata ed ora come sarà possibile affrontare nuovamente e seriamente il faticoso cammino di una nuova riforma costituzionale ? Queste sono le amare considerazioni di questo momento, ma c’è sempre la speranza, che con un soprassalto di riconquistata dignità la politica italiana possa superare anche questa difficile congiuntura.