Verso il governo dei vincitori (?)
di Pierluigi Castellani
In zona Cesarini, usando un gergo calcistico, Salvini e Di Maio si avviano, almeno così sembra, a stringere il patto per il governo. Molto probabilmente l’accelerazione data dal Presidente Mattarella, che aveva detto chiaramente che avrebbe dato vita ad un governo neutrale, ha convinto i due cosiddetti vincitori a superare le difficoltà emerse via via ed ad operare un forte pressing su Berlusconi, che, pur non annunciando la fiducia al governo, ha lasciato campo libero alla Lega di provarci. C’è stata indubbiamente la scaltra spregiudicatezza dei due protagonisti a convincere i riottosi. Salvini pur continuando ad ogni piè sospinto a dichiararsi fedele alla alleanza di centrodestra si è sempre mosso come se non fosse tenuto ad alcun patto di ferro con gli altri due contraenti l’alleanza e Di Maio con la sua iperbolica ipocrisia si è spinto fino a dire che “non c’è alcun veto su Berlusconi” , quel Berlusconi poco prima dipinto da Di Battista come il male assoluto. In altri tempi si sarebbe detto “ Parigi val bene una messa” ed ai nostri giorni invece questo significa che anche chi in nome del nuovo si presenta come il campione dell’antisistema è ben dentro le logiche, anche quelle non tanto trasparenti, di quel sistema, che vorrebbe abbattere. Rimangono tutte le preoccupazioni per come questo governo Salvini-Di Maio si muoverà sul terreno difficile dello sviluppo economico del paese e su quello ugualmente scivoloso dello scenario internazionale. Come si concilierà il reddito di cittadinanza con la flat tax, come saranno i conti pubblici se verrà cancellata, come ogni volta annunciato, la legge Fornero ?
E come verrà declinato il neoputinismo di Salvini con il neoatlantismo di Di Maio di nuovissima versione ? Senza pensare alle preoccupazioni che in molti ambienti si nutrono per l’impatto che le politiche di un governo sovranista e populista avrà nei confronti dell’Europa. Preoccupazioni che il Capo dello Stato ha eloquentemente espresso nel suo intervento a Fiesole alla conferenza su “The State of the Union”. Mattarella ha ben evidenziato i pericoli che si possono correre con il rispolverare il sovranismo nazionalista e con politiche che possano mettere in discussione l’euro. Ciò nonostante Salvini e Di Maio sembrano essere ad un punto dall’accordo per presentare al Quirinale i nomi del premier e di nuovi ministri entro domenica o lunedì. Resta comunque l’incognita dell’atteggiamento nei confronti del governo degli altri due partner dell’alleanza di centrodestra, FLI e FI. Quest’ultima ha già fatto sapere che non voterà la fiducia e valuterà di volta in volta i provvedimenti che verranno presentati in parlamento. Nel frattempo sono in subbuglio coloro che da sinistra hanno votato 5Stelle. Quest’ultimi forse finalmente capiranno che chi si proclama né di destra né di sinistra annida le sue convinzioni nel diffuso nucleo qualunquista, che è sempre il brodo di cultura della destra. Ma Di Maio è oramai convinto che per conquistare il governo bisogna lasciar dietro certi trascorsi oltranzisti ed infatti sembra che, dopo aver escluso ogni preclusione nei confronti di Berlusconi, nel famoso contratto di governo non sarà ricompreso lo scioglimento del nodo del conflitto di interessi tanto sbandierato nel tentativo di approccio con il PD. Come si dice: “ a buon intenditor…..”