Amministratore di sostegno infedele, svuota le tasche dell’anziano: avvocato denunciato
FOLIGNO – Denaro prelevato dal conto corrente amministrato senza giustificati motivi e rette mensili per cure sanitarie e assistenziali non versate alla residenza per anziani ove era alloggiata la persona che gli era stata data in affidamento. Questo è quanto portato alla luce dai finanzieri della Compagnia di Foligno, che hanno individuato l’illecito comportamento di un avvocato del Foro di Spoleto, in qualità di “amministratore di sostegno” incaricato dal Giudice Tutelare di accudire un anziano uomo incapace di provvedere autonomamente a se stesso, in quanto affetto da patologie che ne hanno compromesso lo stato cognitivo e, quindi, bisognevole di assistenza continua. La figura dell’amministratore di sostegno, nominato dal Giudice tutelare competente, ha la finalità di offrire uno strumento di assistenza a chi si trovi nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi. L’avvocato, quindi, avrebbe dovuto occuparsi dell’amministrazione patrimoniale ed economica e provvedere ad ogni necessità dell’anziano, in collaborazione con il personale della struttura che lo ospitava. Invece, il professionista non solo non si era curato delle necessità dell’amministrato, ma si era addirittura appropriato di una somma di denaro che è stata quantificata dai militari in circa 16.000 euro, rifiutandosi di consegnare la relazione di rendiconto inerente alla gestione del suo mandato, nonostante le sollecitazioni dell’Autorità Giudiziaria. Le indagini, scaturite da una segnalazione degli eredi, coordinate dalla Procura della Repubblica di Spoleto, hanno permesso di ricostruire, attraverso l’esecuzione di accertamenti bancari e patrimoniali, gli aspetti della gestione del patrimonio dell’anziano da parte dell’amministratore di sostegno. Le indagini delle Fiamme Gialle si sono concluse con la denuncia per peculato (art. 314 c.p.) e omissione o rifiuto di atti d’ufficio (art. 328 c.p.), per i quali l’avvocato rischia la reclusione fino a 10 anni, oltre che la radiazione dall’albo professionale. L’operazione conclusa, come altre, evidenzia la forte vocazione sociale della missione delle Fiamme Gialle a tutela dei cittadini.