Rifiuti, terremoto Vus: cinque indagati e sequestro di 811 mila euro. La Procura indaga sul trattamento nell’impianto di Foligno
Un terremoto vero e proprio che si abbatte sulla Vus spa di Foligno. Come un fulmine a ciel sereno arriva l’inchiesta della Procura distrettuale Antimafia di Perugia, coordinata dal pm Massimo Casucci. Pesanti le accuse: reati commessi nell’attività organizzata per traffico dei rifiuti, violazioni delle prescrizioni e autorizzazione, truffa aggravata ai danni di 22 Comuni soci. Cinque le persone indagate che, tra il 2012 e il 2017, ricoprivano incarichi importanti nella società Vus. Il magistrato ha inoltre applicato un sequestro preventivo di 811 mila euro proprio sui conti della Vus spa. Le indagini sono state portate avanti dal Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri di Perugia che hanno eseguito il sequestro sulla base del decreto emesso dal Gip Natalia Giubilei. L’ambito della Vus riguarda i 22 comuni del comprensorio di Foligno, Spoleto e Valnerina. Secondo una prima ricostruzione sembra che oggetto dell’indagine sia l’impianto di Casone a Foligno dove sarebbero stati prodotti notevoli quantitativi di rifiuti speciali provenienti proprio dalla raccolta nei 22 comuni dell’Ambito 3. A parere dei Carabinieri del Nucleo Operativo ecologico, guidati dal comandante Motta, il trattamento previsto per la frazione organica si sarebbe dimostrato inefficace. Proprio per questo 3.500 tonnellate di compost non avrebbero avuto le caratteristiche idonee per essere accettate nelle discariche di rifiuti non pericolosi. Questo almeno è il convincimento degli inquirenti che hanno messo nel mirino i conferimenti nella discarica di Sant’Orsola di Spoleto, che è gestita sempre dalla Vus, società pubblica con sede a Foligno. Si parla di 800 tonnellate conferite proprio nella discarica di Sant’Orsola. Nel frattempo proseguono le indagini per verificare altri eventuali conferimenti nei siti di Città di Castello e Gubbio, dove a parere del Noe sarebbero state portate le tonnellate residue. Il sequestro degli 811 mila euro fa riferimento ad una conseguenziale truffa ai danni dei 22 comuni soci: gli investigatori ritengono che l’illecito profitto sarebbe stato conseguito attraverso la Tari in considerazione del fatto che il ” trattamento dei rifiuti è stato parziale e fittizio”. Per i Carabinieri e la Procura ci sarebbe stato, inoltre, un danno ambientale nella discarica di Sant’Orsola, in quanto destinata ad esaurirsi anticipatamente proprio per la cattiva gestione impiantistica.