Caro energia, allarme dei ceramisti dell’Umbria: centinaia di posti di lavoro a rischio. La drammatica situazione di Gualdo Tadino

“E’ necessario e urgente un intervento a sostegno delle piccole e medie industrie energivore dell’Umbria, in particolare del settore della ceramica, se non vogliamo mettere a rischio centinaia e centinaia di posti di lavoro”. E’ l’allarme lanciato da Filctem Cgil e Femca Cisl dell’Umbria. “Le istituzioni a tutti i livelli – sottolineano i sindacati – ma il Governo in primis, dovrebbero fare quello che non stanno facendo, ovvero intervenire con politiche energetiche e di controllo delle tariffe di metano e luce, che stanno impattando in maniera drammatica sul tessuto industriale ceramico, mettendo sul lastrico centinaia di lavoratori occupati in questo settore”. Filctem e Femca definiscono “il caso più emblematico” quello gualdese, dove la ceramica in passato è stato motore economico trainante, “dove esisteva la Tagina (oggi Saxa Gres) che dava lavoro a più di 400 maestranze e che ancora oggi, dopo numerose ristrutturazioni, ne occupa 110 lavoratori, per i quali è ormai prossima la scadenza della cassa integrazione straordinaria”. ” La cassa – affermano – terminerà il 31 dicembre 2023, salvo proroghe decise in sede ministeriale, auspicabili ma non certe. La produzione è ferma dal luglio 2022 e da quel giorno tutto il personale percepisce l’ammortizzatore sociale a zero ore. Sicuramente tra i fattori che hanno portato alla crisi aziendale, possiamo puntare il dito su due aspetti fondamentali: la crisi internazionale, che ha generato costi energetici impazziti, ma poi, in un contesto già difficile, alcune lacune della proprietà, che stanno dando il colpo di grazia a quella che era una delle aziende di riferimento per il settore ceramico, sia in territorio umbro sia oltre i confini nazionali”. Si preannuncia, quindi, un periodo difficilissimo per il settore della ceramica, per sua natura altamente energivoro, a causa dell’aumento esponenziale delle bollette. Le conseguenze potrebbero davvero essere drammatiche.  A causa del caro energia i costi di produzione lievitano, e per gli acquirenti è più conveniente rivolgersi a produttori di altri paesi, investiti dalla crisi energetica in misura minore. Ne conseguono commesse annullate, e una situazione che rischia di portare allo spegnimento temporaneo o peggio permanente dei forni. E’ necessario che Governo e Regione prendano provvedimenti urgenti. Prima che sia troppo tardi.