Filcams Cgil: dietro le quinte del turismo si nasconde l’illegalità
PERUGIA – Paola, 28 anni e 3 figli, quest’estate ha trovato un lavoro come cameriera in un locale di San Feliciano, ma il contratto che le hanno fatto è solo per 16 ore settimanali, mentre in realtà ne lavora almeno il doppio. Questo non solo le rende difficile conciliare vita e lavoro, ma in prospettiva le produrrà un danno pesante in termini contributivi e la penalizzerà fortemente quando dovrà richiedere nei prossimi mesi la Naspi. La storia di Paola (nome di fantasia) è una delle tante che la Filcams Cgil raccoglie quotidianamente tra i lavoratori del turismo. Lavoratori che stanno “dietro le quinte” delle nostre vacanze, per questo la campagna lanciata dal sindacato e che oggi, 26 luglio, ha fatto tappa in Umbria, è intitolata proprio #backstage, ovvero “dietro le quinte”. “È lì che come sindacato vogliamo andare ad accendere i riflettori – hanno spiegato in una conferenza stampa tenuta a Monte del Lago le sindacaliste della Filcams Cgil di Perugia – Prima di tutto sensibilizzando i turisti/cittadini che spesso dimenticano come dietro le loro fantastiche vacanze ci siano persone in carne ed ossa, che lavorano, molto spesso senza diritti e tante volte nell’illegalità”.
E la sfida che la Filcams Cgil vuole porre anche in Umbria, regione che ha vissuto nell’ultimo periodo una forte crescita del settore turistico, è proprio quella della legalità: “Il mancato rispetto delle norme e dei contratti, così diffuso purtroppo nella ristorazione, nei bar, ma anche nelle strutture ricettive, non fa altro che penalizzare quelle aziende che invece operano stanno dentro le regole – hanno aggiunto le rappresentanti sindacali – e a pagare per prime sono le lavoratrici, perché questo è un settore a netta prevalenza femminile”.
Come intervenire in una situazione dove l’illegalità è dunque così diffusa? In primo luogo secondo il sindacato servono maggiori controlli da parte delle autorità preposte, Ispettorato del lavoro, ma anche Inps e Guardia di Finanza. E poi, perché non destinare una parte degli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno, ormai applicata anche nei comuni più piccoli, per far emergere dall’illegalità e dallo sfruttamento chi nel turismo ci lavora?
“Intanto – hanno concluso le sindacaliste della Filcams – noi nelle prossime settimane saremo impegnate con questa campagna in azioni di volantinaggio nei luoghi turistici per informare in primo luogo le lavoratrici e i lavoratori dei propri diritti e poi per sensibilizzare tutta la popolazione, perché, come dice il nostro slogan, il lavoro che non vedi, vale”.