Carabinieri Tpc restituiscono beni al Museo archeologico dell’Umbria
Si è conclusa con la restituzione allo Stato italiano una vicenda giudiziaria che ha visto i carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Perugia eseguire, a favore del Museo archeologico nazionale dell’Umbria, diretto dalla dottoressa Maria Angela Turchetti, un provvedimento di confisca, emesso dall’Autorità giudiziaria del capoluogo umbro, di un cospicuo numero di manufatti archeologici “di particolare interesse e valenza culturale”. L’individuazione e il sequestro degli oggetti, che costituivano una “modesta” ma interessante collezione privata, risale all’anno 2016, ed è avvenuto nel corso di un accertamento nei riguardi di due privati collezionisti perugini, i quali ne stavano tentando la vendita all’incanto. I Carabinieri nell’approfondire una segnalazione della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio dell’Umbria, sono riusciti ad impedire, sequestrandoli ai detentori, la vendita degli oggetti d’archeologia. Nel corso degli approfondimenti investigativi è stato accertato che una coppia di fratelli, per ottenere l’autorizzazione alla vendita, aveva comunicato alla Soprintendenza il possesso di alcuni oggetti d’archeologia ricevuti quale lascito ereditario dal padre, senza però portare a conforto delle loro dichiarazioni alcuna valida certificazione. La particolare rilevanza storica dei manufatti – spiega l’Arma – è stata evidenziata anche dai funzionari archeologici incaricati di visionare e valutare l’eterogeneo nucleo di reperti, costituito da oggetti in bronzo, ceramica, vetro, oreficerie, ornamenti in pietre dure e pasta vitrea, la cui produzione è stata collocata in un arco cronologico compreso tra il X secolo a.C. e la prima età imperiale ( I secolo a.C.- II secolo a.C.). Per quanto riguarda l’area geografica di riferimento, la produzione è stata riferita ad ambiti italico, estrusco e romano; mentre il valore economico complessivo è stato quantificato in circa 15 mila euro.